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Quale futuro per il riso ferrarese, se il problema è politico?

Un calo di superfici drastico, che quest’anno vede solamente cinquemila ettari investiti – a fronte degli oltre undicimila di qualche anno fa – e che rischia di scendere ulteriormente l’anno prossimo. I risicoltori ferraresi riuniti nel GIE Cereali di Cia Ferrara, sono chiari: se la situazione rimane questa l’anno prossimo riconvertiamo le risaie e seminiamo soia. Ma quale è questa situazione e perché è diventata ancora più grave? A spiegarlo è Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara e capofila dei risicoltori associati.

“Ormai i problemi della nostra risicoltura sono noti e “strutturali: l’assenza di dazi per i principali paesi produttori come Cambogia e Myanmar che condiziona i prezzi di mercato; l’aumento continuo dei costi di produzione, dovuto nel ferrarese alla proliferazione delle nutrie che erodono le sponde delle risaie e si nutrono delle piante; la messa al bando di quelle molecole – anche l’autorizzazione del Cletodim, utile contro il Riso Crodo, rischia di non essere rinnovata –  fondamentali per una difesa efficace. In aggiunta ci sono le misure della Regione per la qualità dell’aria e in particolare il divieto di bruciare le stoppie delle paglie di riso che dovranno, invece, essere interrate, compromettendo la salubrità del sottosuolo e facendo lievitare i costi di produzione per le operazioni di interramento.

Problematiche note alla politica che secondo i risicoltori di Cia Ferrara ha una grande responsabilità nel determinare le sorti della filiera del riso ferrarese.

“Possiamo accettare – continua Piva – che un prodotto agricolo non sia premiato dal mercato e di affrontare i danni provocati da cambiamenti climatici e fitopatologie perché sono i rischi del nostro lavoro. Ma che un’itera coltura sparisca solo per decisioni politiche, non possiamo e vogliamo accettarlo. Sono politiche le dichiarazioni di Draghi che ha definito Erdogan un dittatore, senza considerare che ne avrebbe risentito l’export verso la Turchia dove noi esportiamo il riso Baldo-Cameo, l’unico sbocco rimasto per questa varietà. Frase sulla quale non esprimiamo giudizi, ma che ha provocato un danno oggettivo. Politica è la decisione europea di rimettere per tre anni i dazi per l’export del riso dal Myanmar e poi non sanzionare chi continua a importare senza dazi. Politiche, infine, sono le decisioni prese a tutti i livelli, dall’Europa fino alle amministrazioni locali, che ci tolgono molecole essenziali per la difesa senza dare alternative, ci fanno lavorare bersagliati da una fauna selvatica fuori controllo o attuare pratiche agricole dannose e onerose. A tutti loro – conclude Massimo Piva – voglio dire che se continueranno a “sabotare” la tenuta del sistema agricolo senza tenere conto delle giuste rivendicazioni degli agricoltori, finiranno per dover importare davvero tutti gli alimenti per sopperire al fabbisogno della popolazione, perché le aziende agricole chiuderanno. Un’eventualità che non è, purtroppo, così lontana”.

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