Fini, bene i contratti di filiera ma gravi ritardi nei pagamenti
Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna
In pochi anni, l’Emilia Romagna è diventata un’importante Regione per la produzione di grano duro di qualità per la pastificazione. Con più di 4 milioni di quintali prodotti la Regione rappresenta ormai più del 10% della produzione nazionale contendendo alle Marche il podio tra le regioni più produttive dietro Puglia e Sicilia e superando oramai stabilmente Toscana, Basilicata e Molise.
Da ricordare che a differenza delle Regioni centro meridionali, ovvero dalla Toscana in giù, i produttori di grano duro dell’Emilia Romagna non percepiscono il premio accoppiato permesso dalla Pac su decisione degli stati membri.
L’obbligo di etichettatura per la pasta 100% italiana in vigore dal febbraio 2018 e fortemente sostenuta da tutto il mondo agricolo, l’importante presenza di mulini e imprese pastarie di avanguardia sul territorio, i contratti di filiera sostenuti dalla regione, hanno ridotto le importazioni e favorito l’aumento di produzione di grano duro in Regione un dato per altro in controtendenza a fronte di un dato nazionale che vede un calo di produzione. Le politiche di settore nazionali ma soprattutto regionali, quindi, hanno avuto un ruolo importante nel favorire la crescita della produzione di grano duro di qualità in Emilia Romagna.
La frammentazione dell’offerta, la carenza dei centri di stoccaggi qualificati, politiche di filiera disorganizzate, volatilità dei prezzi, forte import, di solito sono alla base della debolezza del grano duro in Italia.
In Emilia Romagna, invece, proprio la forza della cooperazione nell’aggregazione dell’offerta, centri di stoccaggio spesso di avanguardia e interessanti politiche di filiera sostenute dalla Regione, sono stati sicuramente punti interessanti per la valorizzazione del prodotto. I contratti di filiera sostenuti dalla Regione tra industrie pastarie e aziende agricole hanno portato, non soltanto un percorso importante dal punto di vista qualitativo con positive ricadute sul prodotto finale nonché sul reddito degli agricoltori, ma hanno anche favorito un interessante percorso virtuoso in termini ambientali con significative riduzioni delle emissioni di C02 e dei consumi idrici. Un percorso che guarda al futuro e che trova consensi sicuramente tra i consumatori sempre più attenti a politiche sostenibili di sviluppo. Se i contratti di filiera regionali hanno avuto un impatto positivo sulle aziende agricole, restano imbarazzanti i ritardi di pagamento per i contratti di filiera sostenuti dal governo nazionale per le annate agricole 2016-2017-2018 non ancora pagati agli agricoltori, che pure si sono impegnati in contratti triennali con le industrie con pratiche agricole di qualità e con significativi aumenti dei costi di produzione. Venire meno ad un patto con gli agricoltori non fa onore all’amministrazione nazionale. Come Cia agricoltori Italiani abbiamo più volte manifestato per l’inadempienza dell’ente pagatore e non accettiamo più ritardi per quanto dovuto. Sarebbe assai utile una pressione della Regione nei confronti dell’ente pagatore per accelerare il percorso dei pagamenti.
Restano poco giustificabili i ritardi poi per l’istituzione di una Commissione unica nazionale (Cun) per la valutazione del grano duro, uno strumento sicuramente non salvifico ma potenzialmente utile per una maggiore trasparenza dei prezzi.
I contratti di filiera sostenuti dal Governo nazionale oltre che quelli sostenuti dalla Regione Emilia Romagna, la Commissione Unica per la formazione dei prezzi, un’adeguata promozione del prodotto pasta sui mercati nazionali e internazionali, rappresentano degli strumenti avanzati di relazione tra agricoltori, trasformatori industriali, pubblica amministrazione, distribuzione, una sinergia in grado di dare certezze e garantire al netto delle complicazioni climatiche reciproche soddisfazioni dal punto di vista del mercato.