PIACENZA

Latte spot: il mercato si mantiene vivace, ma pesa il consistente aumento dei costi produttivi

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Giuseppe Romagnoli

PIACENZA – Il latte spot, ovvero quello conferito sfuso in cisterna, conferma il suo momento favorevole, tanto che il più recente prezzo di listino lo segnala a 0,46 centesimi di euro al litro.

Lo sottolinea il direttore di Agri Piacenza Latte, Roberto Arata che dirige il Consorzio che raggruppa circa 150 produttori di latte (e circa 25.000 bovine) delle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte e Friuli Venezia Giulia e che gestisce, e commercializza, latte utilizzato principalmente per la produzione di Grana Padano, Bianco d’Italia, Parmigiano Reggiano, Provolone, Gorgonzola, latte alimentare e formaggi freschi.

“Peccato – rimarca Arata – che a fronte di un mercato molto vivace, destinato probabilmente a crescere ulteriormente nei prossimi mesi anche per quanto riguarda burro e creme di latte, faccia da contraltare l’aumento esponenziale dei costi produttivi, non solo quelli energetici, ma soprattutto quello delle materie prime per l’alimentazione dei bovini, tanto che, complessivamente, si è generato un costo complessivo del latte alla stalla che è prossimo ai 46 cent.

RobertoArata

“Peccato – dice Arata – che a fronte di un mercato molto vivace faccia da contraltare l’aumento esponenziale dei costi produttivi, soprattutto le materie prime per l’alimentazione dei bovini”


Il latte spot resta vivace nel prezzo anche perché è drasticamente diminuito l’import di cisterne dalla Germania ed altri paesi Ue che preferiscono trasformare in polvere di latte e burro, i cui prezzi sono in costante ascesa. Del resto è aumentato l’export verso i paesi del Sud Est asiatico che privilegiano creme di latte, burro e mascarpone”.

È comunque curioso notare come, ancora una volta, la sorte dell’”oro nero” e quella dell’”oro bianco” siano accomunate. Quando il prezzo del petrolio aumenta anche le quotazioni del latte salgono. È accaduto di nuovo, con il prezzo del barile schizzato a oltre 81 dollari, mentre lei quotazioni del latte spot sono salite repentinamente.

Peccato che, appunto, nel contempo siano aumentati anche i prezzi delle materie prime e dell’energia.

La favorevole congiuntura del mercato lattiero caseario è confermata dall’andamento dei prezzi dei due grandi formaggi Dop, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, che da soli assorbono una parte rilevante del latte italiano. Pur se con una lenta progressione, il prezzo del Parmigiano Reggiano continua a crescere e la media calcolata in settembre da Ismea si colloca a 11,47 euro al chilo, con un aumento del 23,3% rispetto all’anno precedente.

Per il Grana Padano, dopo le flessioni registrate a inizio anno, le quotazioni si mantengono sostanzialmente stabili, collocandosi a 7,98 euro al chilo. Importante il balzo in avanti del burro, che quota 2,71 euro al chilo, il 10,1% in più rispetto al mese precedente, percentuale che sale al 36,9% se il confronto lo si fa con il 2020.

Il parere del produttore

Se è diventato complicato allevare in pianura con gli attuali prezzi delle materie prime, figuriamoci in montagna, dove la situazione logistica penalizza i ritiri e rende sempre meno conveniente produrre latte, con la conseguente, inevitabile, chiusura di molte stalle e l’abbandono degli imprenditori agricoli essenziali per la salvaguardia del territorio.

Nel piacentino, esattamente in località Costabiancona di Groppallo (Ferriere), c’è un produttore di latte, di quelli che vengono definiti “eroici” e che non ha affatto intenzione di passare la mano. L’amore per la professione e per il suo territorio è la molla per andare avanti.
I Cavanna a Costabiancona ci sono da circa 3 secoli, c’è Renzo, il titolare, con la moglie Dominique Guerroult, parigina ed ex farmacista nella Ville Lumiere. I figli sono, al momento, indirizzati verso altre professioni.

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Renzo e Dominique: “Amiamo la nostra terra e continueremo, nonostante tutto, con la speranza che un giorno si possa tornare a produrre formaggi locali, con un diverso valore aggiunto”

“Nella nostra stalla ci sono 65 capi, di cui 30 in lattazione, di razza frisona e di alta genealogia. L’azienda agricola è di circa 70 ettari, parte in affitto e parte in proprietà, e vi si produce, esclusivamente per l’alimentazione delle bovine, loietto, erba medica, prati stabili ed erbaio e triticale per rotazione. Così, l’alimentazione si avvicina molto a quella utilizzata per produrre il Parmigiano Reggiano, con primo taglio ed erba medica a volontà. Il resto è mangime con auto alimentatore della Carra, “personalizzato” con 18 proteine. Ma i profitti del latte non sono certo come quelli nel comprensorio del Parmigiano.

Certo – ribadisce Renzo -, il prezzo del latte è un po’ aumentato ma, nel contempo, è cresciuto quello del gasolio e del mangime, così si cerca di produrre un po’ di più e diminuire le spese ma, quello che spiace, è che un latte di alta qualità come il nostro, finisca nel “maremagnum” dell’indistinto, mentre acquisterebbe un valore aggiunto diverso se fosse utilizzato per produrre formaggio delle nostre vallate di montagna.

Sarebbe necessario avere un caseificio in zona, ma non è più economico perché qui ci sono rimaste solo tre stalle”. Renzo Cavanna ha sempre creduto in questo lavoro e nella forza dell’associazionismo per difendere il proprio reddito, tanto che è entrato a far parte del Consorzio Agri Piacenza Latte fin dalla sua fondazione. Ne è stato a lungo consigliere e – dice – garantisce un prezzo equo e costante.

“Noi – conclude Renzo Cavanna -, amiamo la nostra terra e continueremo, nonostante tutto, con la speranza che un giorno si possa tornare a produrre formaggi locali, con un diverso valore aggiunto”.

Cavanna oltre alla stalla alleva anche cavalli Bardigiani, l’antica e forte razza che è sopravvissuta sulla nostra montagna proprio grazie alla passione di questi straordinari allevatori che chiedono solo di poter dignitosamente operare nelle loro aziende.

Cavanna

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