Complessivamente per la Romagna calano gli ettari coltivati e in produzione; nel frutticolo le produzioni sono sotto la media potenziale almeno del 30%. Drupacee ancora duramente colpite dalle condizioni meteo. Aumentano ettari a vitivinicolo e olivicolo, anche se calano le produzioni: poche ma buone. Aumentano gli ettari a cerealicolo per le maggiori estensioni di grano duro e tenero. Molta varietà di andamenti nelle orticole, sementiere e industriali per variabilità superfici, rese medie e produzione. Zootecnia in difficoltà, apicoltura compresa. Aumentano superfici e imprese bio. Il florovivaismo spera in un avvio di ripresa nel 2022. Per gli agriturismi il 2021 è un anno di adattamento e riorganizzazione di strutture, servizi, proposte enogastronomiche e modalità di consumo.
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24 novembre 2021 – L’annata agraria 2021 (novembre 2020/ottobre 2021) è stata caratterizzata da notevoli criticità meteorologiche che hanno causato conseguenze molto serie sulle produzioni. A questo vanno aggiunti patogeni e cimice asiatica, il problema della fauna selvatica, i rincari delle materie prime, le difficoltà a reperire manodopera, le conseguenze dell’evoluzione della pandemia. E’ la fotografia che emerge dall’Annata agraria di Cia Romagna, il tradizionale rapporto sui comparti e sulle colture delle aree del ravennate, forlivese-cesenate e riminese, presentata ieri pomeriggio dall’associazione (volume completo e slide a questo link: https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2021).
L’andamento termico è stato caratterizzato da temperature medie superiori alla norma climatologica, anche se con delle opportune distinzioni: aprile è stato uno dei più freddi dell’ultimo trentennio. Le precipitazioni sono risultate molto scarsecaratterizzando la seconda annata più secca dal dopoguerra dopo quella del 1988. Peraltro, anche l’annata 2020 fu contraddistinta da una piovosità molto bassa, col risultato che per 2 anni consecutivi la pioggia è stata scarsa e anche mal distribuita spazialmente e temporalmente. Il 2021 è un’annata che più di altre mette in luce le tante sfumature e le molte diversità fra gli areali.
I DATI DELLA ROMAGNA – In estrema sintesi, di seguito, la previsione dell’andamento dell’agricoltura romagnola nel 2021.
Dall’andamento del totale delle imprese attive in Romagna al 30.09.2021 sembra essere in atto un “risveglio”, ma le imprese agricole anche per il 2021 diminuiscono: sono 15.271 (-1,4%) su un totale di 105.416 (+0,6%) imprese attive complessive. Solo le imprese agricole giovanili (574) segnano un +1,8%, era +1,4 nel 2020 sul 2019. Gli occupati totali in agricoltura sono 30.118, e incidono sul totale dell’economia per il 6% (dato Istat riferito all’anno 2020).
Frutticolo – La contrazione degli ettari coltivati a frutteto nel 2021 sul 2020 (-4%) è maggiore di quella registrata nel 2020 sul 2019 (-0,4%). La provincia di Ravenna vede il calo maggiore; quella riminese registra un lieve aumento. Spicca, ma non è più una novità, il -10% di superficie delle pesche e nettarine; l’actinidia conferma ancora la presenza di interesse e investimenti e gli ettari aumentano di circa il 3%. Gli ettari in produzione a frutteto hanno andamento altalenante a seconda delle colture, ma complessivamente calano (-2% sul 2020). Per la frutta a guscio, noce e nocciolo, gli ettari aumentano: per queste colture sono in essere progetti di grandi cooperative locali al fine di implementare la produzione nel territorio e sviluppare ancora di più, nel caso del noce, il progetto “Romagna” e implementare, per il nocciolo, la filiera italiana.
Nelle rese medie dei frutteti nel 2021 si nota l’incremento medio quasi generale, tranne che per melo e pero (per il pero il 2021 è stato pessimo in generale, sommati i danni da gelo, cimice asiatica e maculatura bruna). Questo però non deve trarre in inganno dal momento che il 2020 è stato segnato da valori di rese estremamente negativi.Nel 2021 tutte le rese sono sotto la media produttiva potenziale.
Le produzioni delle principali frutticole sono in calo rispetto alle medie storiche: albicocco (fra -50% e -70%), pero (-70%), kiwi verde oltre il -50%; kiwi giallo -15%; olivo -40%. La pianura ha sofferto di più le contrazioni produttive, maggiori rispetto a quelle in collina.
I prezzi all’origine non registrano variazioni significative sul 2021; le quotazioni migliori sono per pere (1,05 euro da 0,59), ma manca il prodotto da vendere, kiwi circa 1.10, per ciliegie e fragole.
Vitivinicolo e olivicoltura – La campagna vitivinicola 2021 si attesta su livelli più bassi in termini quantitativi, ma con uve di ottima qualità. Ettari coltivati e in produzione aumentano in generale per il traino dell’incremento in provincia di Ravenna. Cala la produzione di uva e di vino, diminuisce la resa media. La vendemmia è arrivata a segnare un deficit produttivo fra il 30-40% per quei viticoltori che, ai danni delle gelate primaverili, devono sommare quelli della grandine e della crisi idrica nei vigneti non irrigati della collina. Si registra, in media, un meno 15% sia per il Sangiovese che per il Trebbiano, e un meno 10% per l’Albana.
Per l’olivo il 2021 segna un aumento di ettari coltivati e in produzione. La produzione di olive è inferiore di circa il 40% sul 2020 a causa dell’alternanza produttiva e per l’andamento climatico, freddo a maggio, caldo in fioritura, forte siccità e alte temperature, cascola. Le pezzature sono più piccole, la qualità buona.
Cerealicolo. E’ stata una campagna incerta fino alla raccolta, a causa dell’andamento climatico, poi si è dimostrata una delle migliori degli ultimi 10 anni. Rese medie elevate per i frumenti (+17%), in calo per il mais (-33%). Crescono gli coltivati a grano duro (+35) e tenero, mentre diminuiscono mais, orzo e sorgo. La Romagna somma circa 58mila ettari di coltivazioni cerealicole tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Nella pianura della Romagna la produzione di frumento tenero è stata di circa 7-8 t/ha con un peso specifico buono e valore proteico solo discreto, nel frumento duro le rese medie sono state di 6-7 t/ha, con un buon peso specifico (circa 80-82 kg/ha) e un contenuto proteico superiore al 13%; per quanto riguarda l’orzo la resa media è stata tra le 7-8 t/ha circa con peso specifico buono (oltre i 65 kg/ha). I cereali raccolti presentano ovunque pochissime impurità, a testimonianza di una eccellente qualità. Il grano duro si è dimostrato resiliente, confermando la sua vocazione territoriale e di elemento fondamentale nell’ambito della rotazione colturale.
Colture orticole. In Romagna, soprattutto a causa delle forti gelate, sono incrementate le produzioni di ortaggi, che sono andate a compensare, in modo seppur marginale, le produzioni frutticole venute meno. Le produzioni totali ottenute sono risultate in forte aumento, circa +10%, e questo ha generato una grossa oscillazione dei prezzi di alcune produzioni (patate, cipolle e meloni). In generale la campagna produttiva dei prodotti orticoli da industria è stata caratterizzata da una resa media e una qualità eccellente fino a settembre 2021, qualche problema qualitativo c’è stato nei mesi centrali estivi. In generale c’è stato un aumento della coltivazione dello zucchino.In generale, se paragonata al 2020, l’annata 2021 non ha avuto un andamento altrettanto positivo, solo in piena estate si sono stabilizzati i prezzi ai livelli del 2020, ma mediamente non sì è raggiunto un risultato altrettanto positivo anche se superiore alla media degli anni pre-pandemia.
Colture da seme. Le colture portaseme rappresentano ancora una voce molto importante per l’economia agricola regionale. La provincia di Ravenna ricopre un ruolo molto importante nella riproduzione di seme medica, di barbabietola da zucchero, e di molte specie orticole, colture per le quali in provincia c’è attorno al 50% della superficie totale regionale; senza dimenticare poi la grande quantità di cereali da seme. Le sementi orticole hanno registrato produzioni scadenti, in particolare quelle a semina autunnale, a causa degli inverni miti, degli sbalzi di termici e dell’estate siccitosa. Le barbabietole da seme nel 2021, come si è già visto nel 2020, hanno segnato un incremento di oltre il 10% delle superfici investite. La campagna 2021 per l’erba medica ha evidenziato una media produttiva leggermente inferiore alle annate precedenti, di contro emerge una buona qualità del seme raccolto; la mancanza di prodotto a causa delle scarse produzioni, ha innescato un costante aumento alla borsa merci di Bologna, fin dalle prime contrattazioni, con una progressione costante dei prezzi. Le quantità del girasole (da seme e da olio) hanno beneficiato dall’andamento stagionale asciutto e caldo per molto tempo. Per la soia da seme in Romagna la produzione è stata molto scarsa, così come quella da mangime. Le superfici a colza (soprattutto quelle da seme) anche nel 2021 ha registrato aumenti e si prevede un aumento anche negli anni.
Florovivaismo. In Romagna la situazione è variegata per caratteristiche aziendali e per andamento commerciale anche pre Covid-19 (crisi economica preesistente, forte concorrenza, mancanza ricambio generazionale). La ripresa non è così dinamica come si prospettava e come emerge a livello nazionale. La previsione è che probabilmente sarà il 2022 l’anno che si avvicinerà di più al 2019 per obiettivi di investimenti pur con molte incognite.
Agriturismo. Alla fine del 2020 in Romagna si è registrato un leggero incremento delle strutture attive, nonostante l’anno sia stato segnato pesantemente per questo comparto dalle restrizioni legate al contenimento della pandemia. Le aziende agrituristiche attive sono incrementate del 4% rispetto al 2019, con un aumento di 49 unità. Tra le province in cui è avvenuta la crescita maggiore c’è quella di Forlì – Cesena con un + 4,3. Un segnale positivo e di prospettiva, è l’intenzione di investire e di esserci, anche se in modo diverso: il 2021 è stato l’anno dell’adattamento al susseguirsi dei provvedimenti fra chiusure, aperture parziali (solo all’esterno), aperture parziali ma anche al chiuso. Ripensati e riorganizzati spazi, strutture, servizi, proposte culinarie sia come menù sia come modalità di consumo.
Zootecnia. Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dell’energia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di CO2 sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia. La Romagna concentra la maggior parte degli allevamenti avicoli regionali e il pollame e le uova rappresentano due settori particolarmente dinamici. Restano pressoché invariati gli allevamenti, con un leggero incremento per quelli di galline ovaiole a fronte di un decremento di quelli di polli da carne. Per i bovini la situazione è critica per i ricavi. Calano allevamenti e numero di capi da carne. Gli ovicaprinisono invecein controtendenza rispetto ai numeri regionali in flessione. Crescono gli allevamenti e in misura maggiore i capi: quasi raddoppiati quelli caprini, la buona parte localizzati nel cesenate. Per i suini, allevamenti e capi sono stabili. Per l’apicoltura infine è stata l’annata più critica degli ultimi dieci anni, con danni pesanti per l’andamento climatico e conseguente azzeramento di molte produzioni, come millefiori primaverili, acacia, colza, coriandolo, ciliegio, melo.
Biologico. Il biologico conferma il trend di crescita degli ultimi anni. In Emilia Romagna in totale al 31 dicembre 2020 le aziende erano 2.190 contro le 1.691 del 2019. Il maggior numero si concentra nella provincia di Forlì-Cesena con 998 aziende, seguita da Rimini con 757 e Ravenna 435. Forlì-Cesena detiene il primato anche per la (sau) condotta con metodo biologico con 25.818 ha, + 9.9 sull’anno precedente, mentre Ravenna ne ha 9.870 (+7.1) e Rimini 8.765 ha + 10.1 rispetto al 2019. Forlì-Cesena conserva il primato regionale anche sul numero di aziende biologiche zootecniche (193), si tratta in gran parte di produzioni zootecniche da carne (bovini e ovini) e di galline ovaiole biologiche. Quella di Forlì – Cesena è quindi la provincia più biologica della regione con un più di un quarto della sau provinciale condotta con il metodo biologico; seguono la provincia di Rimini in cui quasi 1/4 del suolo agricolo è coltivato con le tecniche biologiche mentre la provincia meno propensa a convertire la sau è quella di Ravenna.
L’Annata Agraria è stata curata da Lucia Betti, Giorgia Gianni ed Emer Sani dell’Ufficio Stampa di Cia Romagna. Il report è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono della preziosa collaborazione degli Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; delle Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna; del supporto dei tecnici e della Segreteria di Cia Romagna e dei numerosi stakeholder del settore intervistati: agricoltori, rappresentanti di cooperative, di consorzi, di enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici.