ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

Manodopera, sempre maggiori difficoltà e flussi migratori insufficienti

Alla già grave situazione del reperimento di mandopera si aggiunge anche l’insufficienza dell’assegnazione nell’ambito dei decreti relativi alla regolamentazione dei flussi migratori. Cia chiede la riassegnazione dei flussi a inzio maggio e non a giugno, come previsto, e inoltre maggiore attenzione alle necessità territoriali.    

Il paradosso del lavoro stagionale, fa notare il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi, intervistato dal Corriere Romagna, «È che in realtà ogni stagione ha il suo lavoro stagionale: è un problema con cui l’agricoltura si misura costantemente e che comincia in primavera con la raccolta delle fragole e prosegue fino alla raccolta delle mele in inverno. Ed è diventato di proporzioni tali nell’ultimo periodo che ci sono aziende che di fronte alla difficoltà di reperire manodopera arrivano persino a rinunciare a fare investimenti».

Clicca qui per l’intervista del Corriere di Romagna sull’argomento, a firma di Giorgia Canali, al presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi.   

Clicca qui per il comunicato stampa di Cia Emilia Romagna con le dichiarazini del presidente Cia regionale Cristiano Fini. 

Stefano Francia confermato presidente nazionale dei giovani agricoltori Cia

Tra priorità del nuovo mandato accesso al credito e al capitale fondiario

Stefano Francia è stato riconfermato presidente nazionale di Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani, dalla VI Assemblea elettiva che si è svolta ieri a Roma. Trentatre anni, imprenditore agricolo nel settore ortofrutticolo e sementiero, Francia è stato già vicepresidente regionale Emilia-Romagna, coordinatore Agia Ravenna e vicepresidente Cia Ravenna. Attualmente è anche presidente di Condifesa Ravenna e del Consorzio di Bonifica della Romagna.

Nelle parole del rieletto presidente Agia-Cia – che ha ringraziato i delegati presenti per la fiducia accordata al suo secondo mandato – la sintesi di un percorso importante passato attraverso le difficoltà dell’emergenza sanitaria, ma chiaro ed efficace negli obiettivi e negli interventi.

“La guerra in Ucraina sta di nuovo cambiando il corso della storia più recente già segnata dagli effetti devastanti della pandemia. A più di un mese dal conflitto sono stati calpestati i diritti civili, compromesse le relazioni geopolitiche internazionali e messe in seria crisi le economie nazionali ed europee, destabilizzate dall’incertezza di materie prime cruciali come gas e fertilizzanti. L’agricoltura è, ancora una volta, chiamata a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e i suoi giovani a trainare quella transizione ecologica e digitale, già centrale nei nostri ultimi quattro anni di vita associativa e ora realmente determinanti per la sostenibilità del Paese e dell’Europa. Ѐ lungo questa traiettoria che dobbiamo continuare a muoverci adesso, affrontando con più determinazione, consapevolezza e competenza le progettualità di PNRR e Pac”.

Priorità alla formazione dei giovani imprenditori agricoli e della rappresentanza di categoria; all’innovazione scientifica e tecnologica a servizio della sperimentazione nei campi; alla digitalizzazione per il rilancio delle aree interne e a una governance Ue dei dati, più equa e inclusiva per gli agricoltori, al dialogo interprofessionale per strumenti più adeguati alla gestione del rischio come agli scambi internazionali per l’integrazione e la crescita condivisa.

“Dobbiamo guardare con lucidità allo scenario globale, economico e anche climatico, per individuare strade utili a garantire sicurezza alimentare, qualità e competitività – ha affermato il presidente Francia -. Occorre dare sostegno concreto ai 50 mila giovani imprenditori agricoli e zootecnici di cui gode il Paese e che rappresentano anche il 20% dei più interessati investitori in chiave sostenibile e innovativa. Agia-Cia continuerà per questo anche a spingere sul valore del sostegno alla cooperazione per il rinnovo generazionale, attraverso forme di affiancamento giovani-pensionati, oggi finalmente tra gli strumenti dello sviluppo rurale”.

Per Agia-Cia sono queste le fondamenta per la costruzione di una reale transizione ecologica e digitale di cui la guerra non ha fatto che acuire l’urgenza, colpendo il reddito delle imprese con l’aumento dei prezzi e costi di produzione insostenibili. Una sfida che i giovani potranno cogliere se supportati soprattutto nell’accesso al credito e al capitale fondiario quali leve strategiche tra le più importanti per il ricambio generazionale in agricoltura come anche definito dal Piano strategico nazionale per la Pac 2023-2027.

Ecco perché dalla VI Assemblea di Agia-Cia parte anche la rinnovata collaborazione con Crédit Agricole per offrire ai giovani imprenditori agricoli associati finanziamenti finalizzati, sostenuti da garanzia ISMEA o FCG, per l’acquisto di porzioni di terreno, miglioramenti strutturali e ambientali. Con il supporto di Agia-Cia nell’analisi di fattibilità, saranno riconosciuti interventi di sostegno, esclusivamente sulla base del merito creditizio delle aziende a insindacabile giudizio della Banca, orientati alla sostenibilità nel lungo periodo dell’iniziativa portata avanti dai giovani imprenditori.

“Guardare oggi alla modernità – è intervenuto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino – vuol dire mettere al centro delle strategie per il futuro, innovazione scientifica, tecnologica e genetica e riconoscere ai giovani, anche dell’agricoltura, la guida di questa importantissima sfida. Non si può lavorare per la sostenibilità ambientale, economica e sociale senza potenti iniezioni di innovazione. Questa è la via obbligata da percorrere se vogliamo davvero scegliere un approccio non arcaico per lo sviluppo e usare bene i 191 miliardi di euro del PNRR che guardano a green e digitale. Serve un’Europa che riconosca all’agricoltura centralità economica e un’Italia più rapida nelle decisioni. Spazio per i giovani capaci di trainare il cambiamento, aperti al mondo e promotori di partecipazione, condivisione e integrazione. Serve fare sintesi e in questo senso è lodevole il lavoro fatto negli anni da Agia-Cia e che questa sua VI Assemblea elettiva, con il coinvolgimento di Ismea, Fao, Enea, Crédit Agricole, esponenti delle istituzioni nazionali ed europee, ha ben rappresentato”.

Pioggia: “Grazie al cielo, ma non basta”

35 mm appena sufficienti a sciogliere il concime e far crescere il mais. Per il grano si prevede un calo medio del cinquanta per cento. Preoccupazione anche per frutteti e vigneti

Le piogge sono arrivate e in Romagna sono anche state “intelligenti”, ma non sufficienti. “Dopo periodi così prolungati di assenza di pioggia, oltre cento giorni nel 2022, ma è il terzo anno consecutivo di siccità, rende molto bene l’idea dell’importanza di questo tipo di precipitazioni la definizione “intelligenti” del meteorologo Pierluigi Randi. Si è trattato infatti di piogge non violente e distribuite nell’arco di molte ore – afferma il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi –  È purtroppo  evidente che non bastano e servirebbe altra pioggia per dare respiro ai terreni arati o seminati. Oltre ai seminativi, con la totale ripresa vegetativa, anche frutteti e vigneti andranno in stress idrico”.

La situazione è grave anche dove ci sono sistemi di irrigazione, sia con invasi interaziendali sia con acqua del Cer (Canale emiliano romagnolo), che viene dal Po. “Nel primo caso ci sono difficoltà a riempirli – specifica Misirocchi – nel secondo il livello del fiume Po rappresenta una preoccupazione reale, con la secca più grave invernale degli ultimi 30 anni. A queste difficoltà si aggiunge il fatto che per irrigare serve energia elettrica o gasolio, e il rincaro dei prezzi andrà a incidere sui costi di produzione in maniera significativa”.

In Emilia-Romagna piove ormai meno che in Israele e i circa 35mm medi caduti nei giorni scorsi in Romagna sono solo un piccolo ristoro, appena sufficiente a far sciogliere il concime e far crescere il mais. Il nostro territorio a vocazione ortofrutticola e cerealicola è in sofferenza a causa di questo deficit. Le previsioni dell’Ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani, ad esempio, stimano un calo medio del 50% del grano, duro e tenero, e per altre produzioni tardive un calo medio di circa il 20%, se pioverà bene e arriverà nutrimento e al netto di danni da gelo. Questa situazione siccitosa conferma i cambiamenti climatici in atto, con la necessità per gli agricoltori di costruire invasi interaziendali per avere disponibilità di acqua – afferma Misirocchi – È l’ennesima prova che la crisi idrica va affrontata con progetti e piani europei di adattamento climatico, più ricerca e innovazione a portata delle aziende agricole, con infrastrutture di conservazione dell’acqua piovana e con una nuova rete idraulica per il Paese”

In merito a questi argomenti,  Cia Romagna – in collaborazione con il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale – invita gli interessati a partecipare lunedì 11 aprile a Faenza nella sala conferenze “Santini” del Consorzio (via Castellani n. 26, ore 20.30) alla serata di approfondimento sui temi: invasi e reti di distribuzione idrica, opere realizzate e in fase di realizzazione e progetti futuri; piani di investimenti in aziende agricole (Misura 4.1.01): incentivi per la realizzazione di impianti di irrigazione e di invasi aziendali.

Lo spettro che preoccupa non poco è rappresentato da fenomeni temporaleschi estremi, che incrinerebbero ulteriormente il livello idrogeologico con pericolo di frane, e dalle previsioni di cambi bruschi delle temperature che riaccendono i timori per le gelate tardive, che nel 2021 provocarono oltre 800 milioni di danni alla frutticoltura primaverile ed estiva.

Per Cia, quindi, si fa sollecita l’urgenza di stringere il cerchio su questioni chiave contro il cambiamento climatico, con strumenti, più adeguati e flessibili, in ambito assicurativo e di gestione del rischio. Occorre portare a vantaggio delle imprese l’agricoltura di precisione e occuparsi della difesa attiva delle colture, incentivando investimenti in tecnologie specifiche di protezione sia tradizionali sia innovative e multifunzionali. 

Le conseguenze della guerra mettono in ginocchio mais, zootecnia, vino, proteaginose: servono interventi immediati

Il presidente Misirocchi: partire subito con l’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e gli incentivi alla semina

Per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom dei prezzi delle materie prime, bisogna partire subito con l’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e con gli incentivi alla semina di mais, fino alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal. E’ questa la richiesta alle istituzioni nazionali ed europee contenuta nell’ordine del giorno approvato da Cia-Agricoltori Italiani.

“L’era moderna ci aveva fatto credere di essere immuni dalle tragedie del passato: purtroppo abbiamo visto che non è così – afferma il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi -. Prima siamo stati colpiti da una pandemia mondiale e ora ci troviamo con una guerra in Europa. Il conflitto in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati, il settore agroalimentare è uno dei più colpiti e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita: i prezzi non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i prezzi dei fertilizzanti triplicati. Questi eventi si aggiungono agli effetti negativi della pandemia, in particolare sull’approvvigionamento delle materie prime”.

In questa situazione Cia avanza proposte di breve e medio periodo, da attuare sia da parte del Governo nazionale sia da parte dell’Unione Europea. “Ovviamente questi interventi vanno portati avanti seguendo un obiettivo primario per i cittadini e per le imprese – precisa Misirocchi -, ovvero adottare in sede diplomatica ogni iniziativa per la cessazione immediata della guerra e agevolare un processo di pace stabile e duraturo”.

Cia chiede in particolare al Parlamento l’impegno in sede comunitaria per assicurare la proroga del temporary framework “Covid 19”, che consente agli Stati Membri di adottare misure di intervento in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita oltre i termini di scadenza stabiliti; il reperimento di risorse Ue per un Piano straordinario secondo la logica adottata per la gestione della pandemia.

“Si tratta della condizione necessaria per poter introdurre misure in soccorso del settore primario – continua il presidente di Cia Romagna -. Nel breve periodo devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole per l’aumento dei costi di produzione (fisco, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina come mais, zootecnia, vino, proteaginose”.

Il testo dell’Ordine del giorno approvato dal direttivo nazionale Cia (pdf)

L’Assemblea elettiva di Cia Romagna conferma all’unanimità Danilo Misirocchi presidente per i prossimi quattro anni

Stiamo affrontando un momento storico particolare. In questo contesto difficile serve un’organizzazione forte che ci rappresenti. Dobbiamo tenere presente la nostra azienda, ma abbiamo il dovere di spingerci oltre i suoi confini e di rappresentarci poiché dove non siamo noi, altri decidono per noi”

L’assemblea dei delegati di Cia Romagna, riunitasi il 21 febbraio a Rimini, ha confermato Danilo Misirocchi presidente della confederazione anche per il prossimo quadriennio.

Già presidente pro-tempore di Cia Romagna dalla sua fondazione a fine 2017 – attraverso la fusione delle Cia provinciali di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini – Misirocchi era stato eletto alla carica di presidente nel 2018 ed è ora al secondo mandato. 

Stiamo affrontando un momento storico particolareha affermato Misirocchi nella propria relazionestiamo facendo i conti con una pandemia mondiale, le conseguenze economiche che questa comporta e comporterà, le tensioni internazionali che stiamo vivendo, i cambiamenti climatici che stiamo subendo, una nuova PAC che sta partendo. In questo contesto difficile serve un’organizzazione forte che ci rappresenti. La Cia Romagna, quale componente importante del sistema Cia, cercherà di dare il proprio contributo partendo dal territorio in quanto questo è il punto di partenza e di arrivo di tutta l’attività politica e dei servizi”.

In questi anni ci siamo confrontati in tutti i contesti istituzionali con un maggior peso dovuto ai numeri che rappresentiamoha evidenziato il presidenteSui temi locali siamo stati presenti con il radicamento sul territorio, coinvolgendo gli associati nella vita dell’organizzazione. Abbiamo affrontato oltre ai temi interni, diversi temi politici: il mercato del lavoro, la nuova PAC, la frutticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura, la copertura del rischio, la bonifica ovvero il tema acqua in agricoltura per l’irrigazione e gli impianti antibrina, le iniziative per fare fronte alle varie calamità, la fauna selvatica”.

Questi temi sono quelli portanti del programma politico-sindacale dei prossimi anni: futuro green, gestione dei cambiamenti climatici e questioni ambientali, da affrontare con informazioni corrette basate sulla scienza e non sull’ideologia; cura delle aree interne e importanza di tecnologie, infrastrutture, accesso alla rete, servizi, welfare; l’attenzione alla zootecnia e alla silvicoltura; il tema dell’acqua, per l’irrigazione e per l’utilizzo negli impianti antibrina, come far arrivare acqua fino alla parte sud di Rimini (il Cer arriva a Rimini nord) e sviluppo di altri invasi interaziendali. E poi ancora il terreno sul quale è necessario proseguire nelle azioni: ricambio generazionale, l’imprenditoria femminile, tutela reddito, equa distribuzione del valore, fauna selvatica e copertura del rischio; manodopera di base e specializzata; semplificazione e alleggerimento burocratico. Cia è anche servizi, non solo agli agricoltori, ma a tutti i cittadini e anche su questa parte l’impegno è quello di consolidare e potenziare l’offerta.

Una componente importante della nostra associazione sono le associazioni di personeha proseguito MisiorcchiL’Anp Romagna è stata molto attiva nella proposta e nell’attività politica, si è occupata di welfare, sanità e pensioni. Donne in Campo dovrà continuare a lavorare per valorizzare l’imprenditoria femminile e porre all’attenzione le problematiche di genere. I giovani di Agia dovranno trovare metodi nuovi per avvicinare i giovani all’associazione”.

Voglio sottolineare una cosa che mi rende orgoglioso di appartenere a questa associazioneha sottolineato MisirocchiLa Cia appartiene a noi associati, non abbiamo finanziamenti esterni che ci legano a qualcuno o ci condizionano nell’azione politica. Dobbiamo sempre avere presente che la nostra azienda non finisce all’interno dei propri confini, abbiamo il dovere di spingerci oltre e di rappresentarci poiché dove non siamo noi, altri decidono per noi. Rappresentarci significa anche scegliere le strategie con cui farlo, sotto questo aspetto è fondamentale condividere percorsi e costruire alleanze col resto della rappresentanza”.

Misirocchi ha posto l’attenzione, inoltre, sull’importanza di tenere aperto il dialogo e la collaborazione con tutte le organizzazioni di rappresentanza del mondo economico, non solo con quelle del settore agricolo, e ha ribadito la positività della costituzione del tavolo dell’imprenditoria a livello romagnolo. “Proprio nei momenti difficili della primavera 2020 è stata riscoperta l’importanza dei corpi intermedi. La Cia – ha concluso Misirocchi – per quello che è, e per quello che rappresenta, può dare un contributo importante nell’affrontare un futuro complicato con l’impegno di tutti noi, con la nostra partecipazione. Come cantava Gaber: libertà è partecipazione”.

Anp Romagna – Wiliam Signani e Oretta Pedini confermati alla guida dell’Associazione pensionati

L’ottava assemblea elettiva dell’Associazione nazionale pensionati Anp di Cia Romagna ha confermato nelle loro cariche il ravennate Wiliam Signani, rieletto presidente Anp, e la riminese Oretta Pedini, quale vice presidente:  due delle colonne portanti di Cia-Agricoltori Italiani, che hanno guidato, tra l’altro, i primi quattro anni in veste “Romagna” dell’Associazione pensionati di Cia (2018-2022).

Agricoltura, sanità, welfare le aree tematiche in merito alle quali si sono confrontati  i partecipanti, partendo dal documento:  “Riprogettare il futuro, per un rinnovato sistema socio-sanitario pubblico e un nuovo impegno sociale”.

Forte la presenza delle istituzioni ai vari livelli: sono intervenuti  infatti all’Assemblea Anp, svoltasi a Faenza nei giorni scorsi, il senatore Stefano Collina, la consigliera regionale Manuela Rontini e il vice sindaco di Faenza Andrea Fabbri.

In molti hanno ribadito come l’attività dell’Associazione pensionati, così come quella del settore agricolo, non si sia mai fermata nonostante le difficoltà dovute alla pandemia. Il Presidente Signani ha rinnovato il sostegno alla campagna vaccinale e la fiducia nella scienza. Ha sottolineato poi l’importanza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr),  quale programma ambizioso e grande risorsa volta al cambiamento e all’innovazione, in campo economico e sociale; ha ricordato che tutti gli impegni per realizzare una maggiore sostenibilità del sistema produttivo, ancor più rispettoso dell’ambiente e della qualità della vita delle persone, devono poter salvaguardare il reddito aziendale degli agricoltori.

“Il fulcro delle tematiche affrontate quotidianamente dall’Anp è incentrato sulle politiche sociali, sanitarie e previdenziali, con l’obiettivo su più fronti di raggiungere una più alta qualità della vita, garantire pensioni dignitose ai nostri anziani, tutelare donne e giovani, con una particolare attenzione alle aree rurali ha affermato SignaniOccorre ridurre il divario territoriale in termini di infrastrutture e servizi e attraverso un welfare di comunità affermare un distretto socio economico delle aree interne dove il cittadino trovi un riscontro positivo per restarvi”.

Gli argomenti trattatisono stati molteplicie rappresentanola piattaforma politica dell’Associazione pensionati Anp di Cia Romagnaanche per i prossimi quattro anni: dal proseguimento della mobilitazione sul sistema pensionistico affinché siano recepite le richieste dell’Associazione fino alla riflessione sui servizi necessari per un Paese come l’Italia che, da dati Eurostat, ha la popolazione più longeva d’Europa, con la previsione che fra un decennio gli over 65 saranno circa un terzo sul totale degli abitanti.

“Autodifesa” dai cinghiali: bene l’estensione ad agricoltori, familiari e persone di fiducia introdotta dalla Regione

Devastazioni di coltivazioni, allevamenti e prati adibiti al pascolo: cinghiali e altri selvatici sono diventati insostenibili per l’agricoltura

Il provvedimento della Regione (Dgr 1793), recentemente approvato, permette ai proprietari o conduttori dei fondi di avvalersi dei propri familiari o dipendenti e di due coadiutori di fiducia per realizzare piani di controllo e ‘autodifesa‘ per contenere i cinghiali. La Dgr 1793 di approvazione del piano di controllo dei cinghiali è stata inoltre integrata dalla DGR n. 2093/2021 correggendo la precedente prescrizione e prevedendo che gli agricoltori già autorizzati ad esercitare sui terreni da loro condotti l’autodifesa siano abilitati a proseguire l’attività.

Nella parte della delibera riguardante  “Personale coinvolto, autorizzazione e coordinamento dell’attività di controllo”, dopo le parole “purché muniti di abilitazione all’esercizio venatorio alla specie cinghiale” è stata aggiunta la frase “fatta eccezione per  coloro che sono stati autorizzati ad operare dalle Province e dalla Città Metropolitana di Bologna in virtù di precedenti Piani di controllo.”

 Il risultato raggiunto è di fondamentale importanza ed è stato ottenuto dopo un importante lavoro politico svolto da CIA nei confronti della Regione. Per Cia Romagna si tratta di un passo avanti per contrastare l’invasività di questi selvatici che arrecano danni alle coltivazioni e agli allevamenti. 

“In questo modo si agevola l’agricoltore nell’effettuare l’indispensabile azione di autodifesa e a intervenire con tempi più rispondenti alle necessità– spiega Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – Apprezziamo lo sforzo che la Regione sta facendo per modificare la Legge regionale 8/94, sulle disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria, adeguandola alle mutate esigenze”.

In materia di fauna selvatica, uno dei fronti ancora aperto a livello nazionale è la proposta di modifica della legge 157/92. “Il confronto costante che il livello regionale di Cia ha con l’Assessore Mammi si inserisce anche nel percorso importante della proposta di modifica della Legge nazionale sulla caccia 157/92, un percorso che Cia ha avviato anni fa negli incontri con le commissioni parlamentari, con il presidente della regione, coi prefetti – prosegue Misirocchi – Le proposte sino ad ora presentate in Parlamento, purtroppo, non hanno prodotto alcun risultato. Non ci sono solo i cinghiali, ci sono anche i lupi, gli storni, le nutrie. Non si può andare avanti all’infinito, la situazione è diventata insostenibile per l’agricoltura e in molti casi per la sicurezza stradale”.

Il provvedimento recentemente approvato dalla Regione – sul quale l’assessore Alessio Mammi è intervenuto anche nel corso della presentazione dell’Annata Agraria di Cia Romagna- consente, inoltre, agli agricoltori sino ad oggi autorizzati dalla Polizia provinciale, di esercitare sui terreni in conduzione l’autodifesa e di essere esonerati dall’obbligo di ottenere una specifica abilitazione alla specie cinghiale in quanto negli anni hanno maturato le conoscenze e le capacità ora richieste.

Per coloro che ne faranno richiesta – e che non hanno mai attuato l’autodifesa – invece sarà necessario acquisire la specifica autorizzazione a seguito della frequentazione di un corso e il superamento del relativo esame.

La collaborazione tra rappresentanze e istituzioni e la collaborazione fra tutte le rappresentanze è uno degli obiettivi di Cia Romagna – conclude Misirocchi – Occorre trovare soluzioni applicabili, cercare di superare gli ostacoli, in questo ambito specifico e per le tante altre questioni aperte che riguardano il settore”.

La voce di una delle specie meno protette in assoluto in Italia: gli allevatori

Attacchi mediatici e disinformazione sul comparto, ora basta

La zootecnia per Cia Romagna è una parte importante per il futuro di questo territorio, in particolare per collina e montagna: in questi luoghi si carica ancora di più di valore sociale oltre che di valore economico. Quest’attività, come gli agriturismi, in collina e in montagna, serve a tenere vivi i territori, genera un indotto, realizza manutenzione del territorio.

Queste persone sanno benissimo che devono affrontare dei disagi, che sono lontani dall’alta velocità, dalle scuole, dall’università, dal casello dell’autostrada, da tutto, ma stanno in collina perché hanno passione, perché sono legate a quel territorio – afferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia RomagnaSe non creiamo le condizioni perché rimangano, quando saranno venute giù moriranno di nostalgia, ma non ci torneranno mai più”.

Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dell’energia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di CO2 sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia. Il 2021 è stato un anno complessivamente complicato. Inoltre andamento climatico e fauna selvatica, sempre più impattante, tormentano un comparto già vessato.  

Questi alcuni dei temi approfonditi nel corso della presentazione dell’Annata Agraria della Romagna, organizzata da Cia, con il referente del settore zootecnico Antonio Bonelli e due allevatori: Stefania Malavolti, coordinatrice di Donne in campo; Matteo Pagliarani, presidente dei giovani agricoltori (Agia Romagna).

Dagli interventi emerge con forza che allevare significa passione, sacrifici, problematiche e frustrazioni.

I controlli su questo comparto sono alquanto numerosi, scrupolosi e stringenti (Asl, Arpa, Forestale), ma devono essere anche sostenibili. Se non si registra la nascita di un vitello entro le otto ore sono guai seri; se trasporti dalla sala parto alla sala allevamento un vitello appena nato dentro la carriola si finisce sui social o in tv per presunto maltrattamento animale: “Sfido chiunque – dice Stefania Malavolti di Casola Valsenio – a trasferire in braccio un vitello appena nato di 70-80 kg con anche il rischio di fargli più male che bene. Anche i bambini appena nati vengono trasferiti alla nursery nelle culle e non in braccio”.

Il green, non è semplicemente un campo verde: per mantenerlo, quel verde deve essere  continuamente falciato,  regimato, curato, altrimenti hanno il sopravvento rovi e infestanti e quel terreno non sarà più calpestabile, non sarà più coltivabile, anzi sarà dimora di sterpaglie facilmente incendiabili se abbandonate.

Per lupi e cinghiali basta recintare, ma forse non è chiaro cosa vuol dire recintare terreni in collina e montagna: “non sono campi da calcio, belli squadrati – sintetizza la Malavolti – Ci sono fossi, scarpate, dossi. In campagna si è sempre fatto il recinto agli animali perché non uscissero, ora dobbiamo invece impedire che non entrino gli altri e quindi fare una recinzione molto particolare e resistente. E si sa che un cinghiale quando vuol passare, passa”.

Frequentemente il lavoro degli agricoltori e degli allevatori viene denigrato, con informazioni e messaggi scorretti. L’allevatore è il primo difensore dell’ambiente ed è il primo animalista – specifica Matteo Pagliarani – Il benessere animale è un nostro obiettivo. Gli allevatori sono identificati come inquinatori o come coloro che disturbano il lupo in montagna. Troppe fake news danneggiano un intero settore e disorientano l’opinione pubblica e, a volte, la politica”.

Malavolti e Pagliarani invitano proprio la politica ad intervenire per sensibilizzare, far capire cos’è la zootecnica e suggeriscono di dare un valore a tutti i controlli a cui sono sottoposti, a tutta la carta, ai verbali, alle analisi, agli audit e alle check list e di utilizzarli per smentire messaggi mediatici denigratori.

In tal modo forse anche i nostri giovani si sentirebbero più tranquilli e non scoraggiati a intraprendere l’attività dell’allevamento. Sarebbe deleterio non accompagnare i giovani con questa passione e far sì che questa attività sia per loro duratura nel tempo. Se vogliamo continuare a far sì che i nostri agriturismi, i nostri ristoranti, abbiano una cucina con prodotti di eccellenza, questo è un passo obbligato.

Per costruire un patrimonio zootecnico occorre una vita. Per distruggerlo basta un giorno. Dopodiché, se volessimo rifarlo, non ci riusciremmo più.

Annata agraria di Cia Romagna, 2021 eterogeneamente tormentato: un altro anno difficilissimo

Complessivamente per la Romagna calano gli ettari coltivati e in produzione; nel frutticolo le produzioni sono sotto la media potenziale almeno del 30%. Drupacee ancora duramente colpite dalle condizioni meteo. Aumentano ettari a vitivinicolo e olivicolo, anche se calano le produzioni: poche ma buone. Aumentano gli ettari a cerealicolo per le maggiori estensioni di grano duro e tenero. Molta varietà di andamenti nelle orticole, sementiere e industriali per variabilità superfici, rese medie e produzione. Zootecnia in difficoltà, apicoltura compresa. Aumentano superfici e imprese bio. Il florovivaismo spera in un avvio di ripresa nel 2022. Per gli agriturismi il 2021 è un anno di adattamento e riorganizzazione di strutture, servizi, proposte enogastronomiche e modalità di consumo.

Video della presentazione

24 novembre 2021 – L’annata agraria 2021 (novembre 2020/ottobre 2021) è stata caratterizzata da notevoli criticità meteorologiche che hanno causato conseguenze molto serie sulle produzioni. A questo vanno aggiunti patogeni e cimice asiatica, il problema della fauna selvatica, i rincari delle materie prime, le difficoltà a reperire manodopera, le conseguenze dell’evoluzione della pandemia. E’ la fotografia che emerge dall’Annata agraria di Cia Romagna, il tradizionale rapporto sui comparti e sulle colture delle aree del ravennate, forlivese-cesenate e riminese, presentata ieri pomeriggio dall’associazione (volume completo e slide a questo link: https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2021).

L’andamento termico è stato caratterizzato da temperature medie superiori alla norma climatologica, anche se con delle opportune distinzioni: aprile è stato uno dei più freddi dell’ultimo trentennio. Le precipitazioni sono risultate molto scarsecaratterizzando la seconda annata più secca dal dopoguerra dopo quella del 1988. Peraltro, anche l’annata 2020 fu contraddistinta da una piovosità molto bassa, col risultato che per 2 anni consecutivi la pioggia è stata scarsa e anche mal distribuita spazialmente e temporalmente. Il 2021 è un’annata che più di altre mette in luce le tante sfumature e le molte diversità fra gli areali.

I DATI DELLA ROMAGNA – In estrema sintesi, di seguito, la previsione dell’andamento dell’agricoltura romagnola nel 2021.

Dall’andamento del totale delle imprese attive in Romagna al 30.09.2021 sembra essere in atto un “risveglio”, ma le imprese agricole anche per il 2021 diminuiscono: sono 15.271 (-1,4%) su un totale di 105.416 (+0,6%) imprese attive complessive. Solo le imprese agricole giovanili (574) segnano un +1,8%, era +1,4 nel 2020 sul 2019. Gli occupati totali in agricoltura sono 30.118, e incidono sul totale dell’economia per il 6% (dato Istat riferito all’anno 2020). 

Frutticolo – La contrazione degli ettari coltivati a frutteto nel 2021 sul 2020 (-4%) è maggiore di quella registrata nel 2020 sul 2019 (-0,4%). La provincia di Ravenna vede il calo maggiore; quella riminese registra un lieve aumento. Spicca, ma non è più una novità, il -10% di superficie delle pesche e nettarine; l’actinidia conferma ancora la presenza di interesse e investimenti e gli ettari aumentano di circa il 3%. Gli ettari in produzione a frutteto hanno andamento altalenante a seconda delle colture, ma complessivamente calano (-2% sul 2020). Per la frutta a guscio, noce e nocciolo, gli ettari aumentano: per queste colture sono in essere progetti di grandi cooperative locali al fine di implementare la produzione nel territorio e sviluppare ancora di più, nel caso del noce, il progetto “Romagna” e implementare, per il nocciolo, la filiera italiana.

Nelle rese medie dei frutteti nel 2021 si nota l’incremento medio quasi generale, tranne che per melo e pero (per il pero il 2021 è stato pessimo in generale, sommati i danni da gelo, cimice asiatica e maculatura bruna). Questo però non deve trarre in inganno dal momento che il 2020 è stato segnato da valori di rese estremamente negativi.Nel 2021 tutte le rese sono sotto la media produttiva potenziale.

Le produzioni delle principali frutticole sono in calo rispetto alle medie storiche: albicocco (fra -50% e -70%), pero (-70%), kiwi verde oltre il -50%; kiwi giallo -15%; olivo -40%. La pianura ha sofferto di più le contrazioni produttive, maggiori rispetto a quelle in collina.

prezzi all’origine non registrano variazioni significative sul 2021; le quotazioni migliori sono per pere (1,05 euro da 0,59), ma manca il prodotto da vendere, kiwi circa 1.10, per ciliegie e fragole. 

Vitivinicolo e olivicoltura – La campagna vitivinicola 2021 si attesta su livelli più bassi in termini quantitativi, ma con uve di ottima qualità. Ettari coltivati e in produzione aumentano in generale per il traino dell’incremento in provincia di Ravenna. Cala la produzione di uva e di vino, diminuisce la resa media. La vendemmia è arrivata a segnare un deficit produttivo fra il 30-40% per quei viticoltori che, ai danni delle gelate primaverili, devono sommare quelli della grandine e della crisi idrica nei vigneti non irrigati della collina. Si registra, in media, un meno 15% sia per il Sangiovese che per il Trebbiano, e un meno 10% per l’Albana.

Per l’olivo il 2021 segna un aumento di ettari coltivati e in produzione. La produzione di olive è inferiore di circa il 40% sul 2020 a causa dell’alternanza produttiva e per l’andamento climatico, freddo a maggio, caldo in fioritura, forte siccità e alte temperature, cascola. Le pezzature sono più piccole, la qualità buona. 

Cerealicolo. E’ stata una campagna incerta fino alla raccolta, a causa dell’andamento climatico, poi si è dimostrata una delle migliori degli ultimi 10 anniRese medie elevate per i frumenti (+17%), in calo per il mais (-33%). Crescono gli coltivati a grano duro (+35) e tenero, mentre diminuiscono mais, orzo e sorgo. La Romagna somma circa 58mila ettari di coltivazioni cerealicole tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Nella pianura della Romagna la produzione di frumento tenero è stata di circa 7-8 t/ha con un peso specifico buono e valore proteico solo discreto, nel frumento duro le rese medie sono state di 6-7 t/ha, con un buon peso specifico (circa 80-82 kg/ha) e un  contenuto proteico superiore al 13%; per quanto riguarda l’orzo la resa media è stata tra le 7-8 t/ha circa  con peso specifico buono (oltre i 65 kg/ha). I cereali raccolti presentano ovunque pochissime impurità, a testimonianza di una eccellente qualità. Il grano duro si è dimostrato resiliente, confermando la sua vocazione territoriale e di elemento fondamentale nell’ambito della rotazione colturale.

Colture orticole. In Romagna, soprattutto a causa delle forti gelate, sono incrementate le produzioni di ortaggi, che sono andate a compensare, in modo seppur marginale, le produzioni frutticole venute meno. Le produzioni totali ottenute sono risultate in forte aumento, circa +10%, e questo ha generato una grossa oscillazione dei prezzi di alcune produzioni (patate, cipolle e meloni). In generale la campagna produttiva dei prodotti orticoli da industria è stata caratterizzata da una resa media e una qualità eccellente fino a settembre 2021, qualche problema qualitativo c’è stato nei mesi centrali estivi. In generale c’è stato un aumento della coltivazione dello zucchino.In generale, se paragonata al 2020, l’annata 2021 non ha avuto un andamento altrettanto positivo, solo in piena estate si sono stabilizzati i prezzi ai livelli del 2020, ma mediamente non sì è raggiunto un risultato altrettanto positivo anche se superiore alla media degli anni pre-pandemia.

Colture da seme. Le colture portaseme rappresentano ancora una voce molto importante per l’economia agricola regionale. La provincia di Ravenna ricopre un ruolo molto importante nella riproduzione di seme medica, di barbabietola da zucchero, e di molte specie orticole, colture per le quali in provincia c’è attorno al 50% della superficie totale regionale; senza dimenticare poi la grande quantità di cereali da seme. Le sementi orticole hanno registrato produzioni scadenti, in particolare quelle a semina autunnale, a causa degli inverni miti, degli sbalzi di termici e dell’estate siccitosa. Le barbabietole da seme nel 2021, come si è già visto nel 2020, hanno segnato un incremento di oltre il 10% delle superfici investite. La campagna 2021 per l’erba medica ha evidenziato una media produttiva leggermente inferiore alle annate precedenti, di contro emerge una buona qualità del seme raccolto; la mancanza di prodotto a causa delle scarse produzioni, ha innescato un costante aumento alla borsa merci di Bologna, fin dalle prime contrattazioni, con una progressione costante dei prezzi. Le quantità del girasole (da seme e da olio) hanno beneficiato dall’andamento stagionale asciutto e caldo per molto tempo. Per la soia da seme in Romagna la produzione è stata molto scarsa, così come quella da mangime. Le superfici a colza (soprattutto quelle da seme) anche nel 2021 ha registrato aumenti e si prevede un aumento anche negli anni.

Florovivaismo. In Romagna la situazione è variegata per caratteristiche aziendali e per andamento commerciale anche pre Covid-19 (crisi economica preesistente, forte concorrenza, mancanza ricambio generazionale). La ripresa non è così dinamica come si prospettava e come emerge a livello nazionale. La previsione è che probabilmente sarà il 2022 l’anno che si avvicinerà di più al 2019  per obiettivi di investimenti pur con molte incognite. 

Agriturismo. Alla fine del 2020 in Romagna si è registrato un leggero incremento delle strutture attive, nonostante l’anno sia stato segnato pesantemente per questo comparto dalle restrizioni legate al contenimento della pandemia. Le aziende agrituristiche attive sono incrementate del 4% rispetto al 2019, con un aumento di 49 unità. Tra le province in cui è avvenuta la crescita maggiore c’è quella di Forlì – Cesena con un + 4,3. Un segnale positivo e di prospettiva, è l’intenzione di investire e di esserci, anche se in modo diverso: il 2021 è stato l’anno dell’adattamento al susseguirsi dei provvedimenti fra chiusure, aperture parziali (solo all’esterno), aperture parziali ma anche al chiuso. Ripensati e riorganizzati spazi, strutture, servizi, proposte culinarie sia come menù sia come modalità di consumo.  

Zootecnia. Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dellenergia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di CO2 sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia. La Romagna concentra la maggior parte degli allevamenti avicoli regionali e il pollame e le uova rappresentano due settori particolarmente dinamici. Restano pressoché invariati gli allevamenti, con un leggero incremento per quelli di galline ovaiole a fronte di un decremento di quelli di polli da carne. Per i bovini la situazione è critica per i ricavi.  Calano allevamenti e numero di capi da carne. Gli ovicaprinisono invecein controtendenza rispetto ai numeri regionali in flessione. Crescono gli allevamenti e in misura maggiore i capi: quasi raddoppiati quelli caprini, la buona parte localizzati nel cesenate. Per i suini, allevamenti e capi sono stabili. Per l’apicoltura infine è stata l’annata più critica degli ultimi dieci anni, con danni pesanti per l’andamento climatico e conseguente azzeramento di molte produzioni, come millefiori primaverili, acacia, colza, coriandolo, ciliegio, melo.

Biologico. Il biologico conferma il trend di crescita degli ultimi anni. In Emilia Romagna in totale al 31 dicembre 2020 le aziende erano 2.190 contro le 1.691 del 2019. Il maggior numero si concentra nella provincia di Forlì-Cesena con 998 aziende, seguita da Rimini con 757 e Ravenna 435. Forlì-Cesena detiene il primato anche per la (sau) condotta con metodo biologico con 25.818 ha, + 9.9 sull’anno precedente, mentre Ravenna ne ha 9.870 (+7.1) e Rimini 8.765 ha + 10.1 rispetto al 2019. Forlì-Cesena conserva il primato regionale anche sul numero di aziende biologiche zootecniche (193), si tratta in gran parte di produzioni zootecniche da carne (bovini e ovini) e di galline ovaiole biologiche. Quella di Forlì – Cesena è quindi la provincia più biologica della regione con un più di un quarto della sau provinciale condotta con il metodo biologico; seguono la provincia di Rimini in cui quasi 1/4 del suolo agricolo è coltivato con le tecniche biologiche mentre la provincia meno propensa a convertire la sau è quella di Ravenna.

L’Annata Agraria è stata curata da Lucia Betti, Giorgia Gianni ed Emer Sani dell’Ufficio Stampa di Cia Romagna. Il report è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono della preziosa collaborazione degli Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; delle Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna; del supporto dei tecnici e della Segreteria di Cia Romagna e dei numerosi stakeholder del settore intervistati: agricoltori, rappresentanti di cooperative, di consorzi, di enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici.

Variante alla SS16 Rimini nord

Intervento di Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna, e Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini

“Abbiamo letto con stupore nei giorni scorsi le dichiarazioni del presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, sul progetto della nuova Statale 16. L’ultimo incontro delle nostre categorie con le istituzioni sul tracciato, e su come impatterà in particolare a Rimini nord, risale ad agosto scorso, quando avevamo avuto dalla Provincia la promessa che sarebbe stato istituito un tavolo apposito. Tavolo in realtà mai convocato.

Ed è del 21 settembre la lettera congiunta con cui chiedevamo un incontro ufficiale all’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, al presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, al Comune di Rimini e all’Anas.

In campagna elettorale, l’allora candidato e oggi sindaco Jamil Sadegholvaad, accompagnato dall’assessore regionale Mammi, aveva preso le distanze dal progetto di variante alla statale 16, riconoscendo il valore di Rimini nord come territorio ad alta produttività agricola e l’esigenza di armonizzare la mobilità con la tutela dei coltivatori. In quell’occasione si era parlato dell’alternativa di minor impatto ambientale, ovvero l’ampliamento della via Tolemaide, già a 4 corsie nella parte a mare dell’attuale statale 16, rivedendo il primo lotto del progetto che prevede il taglio in diagonale di appezzamenti agricoli, e potenziando la viabilità esistente.

Non abbiamo mai messo in dubbio l’importanza della realizzazione della variante alla SS16, e auspichiamo anzi che sia realizzata per garantire al territorio un adeguato sviluppo. Ma riteniamo che una struttura così importante ed irrinunciabile dovesse essere e debba ancora essere oggetto di confronto con le rappresentanze agricole, a tutela del territorio e del lavoro di tante imprese che rischieranno altrimenti la chiusura permanente per mancanza di sensibilità e attenzione progettuale.

Il percorso stradale infligge infatti una profonda ferita al territorio agricolo interessato. Non possiamo non sottolineare e lamentare una cecità progettuale in diverse situazioni: la mancata verifica dello spezzettamento aziendale, che in diversi casi può ancora oggi essere evitato, permettendo la sopravvivenza di diverse aziende agricole; la viabilità minore, che con piccoli accorgimenti può garantire percorsi alternativi che non intasino la Nuova ss16 con mezzi agricoli; il corretto sgrondo delle acque piovane, che rischia altrimenti di causare allagamenti che potrebbero essere letali per le coltivazioni e dannosi per la stessa infrastruttura stradale.

Di fronte alle dichiarazioni del presidente della Provincia non possiamo che ribadire con forza la nostra contrarietà allo spezzettamento “selvaggio” dei fondi agricoli che sarebbe causato dall’infrastruttura e dai suoi svincoli in base all’attuale progetto. Chiediamo una verifica del consumo del territorio e della tutela ambientale, a garanzia dell’attività delle aziende associate e di tutto il mondo agricolo, dello sviluppo del territorio e della comunità della provincia riminese”. 

Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna

Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini

C.I.A. EMILIA ROMAGNA – VIA BIGARI 5/2 – 40128 BOLOGNA BO – TEL. 051 6314311 – FAX 051 6314333
C.F. 80094210376 – mail: emiliaromagna@cia.it PEC: amministrazione.er@cia.legalmail.it

Privacy Policy  –  Note legali –  Whistleblowing policyTrasparenza

WhatsApp chat