Il farmer’s market del venerdì a Rimini festeggia il Natale insieme ai produttori agricoli del territorio e ai cittadini. Venerdì 22 dicembre, in occasione del settimanale appuntamento, il mercato agricolo accanto al parcheggio Tiberio nel borgo San Giuliano invita ad un brindisi e alla degustazione di prodotti tipici, succhi, vini e preparazioni dolci, tutti direttamente dal coltivatore al consumatore.
Dalle 11.30 saranno presenti, insieme ai produttori e ai rappresentanti delle istituzioni, anche il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi, il vicepresidente Lorenzo Falcioni e i funzionari Cia locali.
Il mercato agricolo del venerdì nel borgo San Giuliano è frutto della collaborazione fra organizzazioni agricole, associazioni di consumatori e Comune di Rimini. Da settembre 2022 ha trovato la sua collocazione definitiva accanto al parcheggio Tiberio, ne cuore del centro storico e facilmente accessibile. Ogni venerdì dalle 7 alle 14 il farmer’s market ospita una ventina di banchi in cui i consumatori trovano i migliori prodotti delle diverse stagioni dell’anno, ortaggi, frutta, prodotti biologici, formaggi, salumi, olio, vino, miele e confetture, Un’esperienza di successo e un’opportunità importante per gli agricoltori di Rimini e provincia, che al mercato vendono direttamente i loro prodotti nel segno della filiera corta, la territorialità e la tipicità ‘vicino a casa’.
L’anno del paradosso: settori e produzioni compromessi, flessione delle imprese agricole superiore a quella del 2022. Urgente “ricostruire il futuro dell’agricoltura romagnola”
“Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola”: questo il tema dell’edizione 2023 dell’Annata Agraria di Cia-Agricoltori Italiani Romagna, presentata il 24 novembre a Bagnacavallo nel corso dell’annuale convegno che si è svolto a Bagnacavallo, al Teatro “Goldoni”. La fotografia dell’andamento complessivo del comparto agricolo è stata illustrata dal direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri e dal responsabile del servizio tecnico fondiario e credito di Cia Romagna Marco Paolini.
Da anni l’agricoltura sta vivendo una fase drammatica e il 2023, nell’ultimo decennio, è stato addirittura paradossale: da un lato l’anomalia delle piogge (con le disastrose alluvioni di maggio in pianura e frane in collina) e gelate primaverili e, dall’altro, siccità e temperature sopra le medie prolungate nel tempo. Alle crisi climatiche e fitosanitarie si aggiungono l’inflazione, gli alti costi di produzione, le tensioni internazionali.
Le aziende cercano di resistere, ma senza sostegni e interventi specifici dalle istituzioni vengono a mancare prospettive di futuro con conseguenze non circoscritte al settore primario. I danni registrati nel 2023 si protrarranno nel tempo per molti anni e considerando che la sola Romagna produce il 30% della frutta e della verdura italiane le ripercussioni sono su tutta la filiera.
Il rischio in Romagna e in regione è di perdere un’agricoltura altamente specializzata,in specificola filiera ortofrutticola, che impatta sull’indotto e su tutto il comparto a livello nazionale. L’economia romagnolavale il 2,2% del Pilnazionale in termini di produzione e di contribuzione. Nel secondo trimestre del 2023 il maltempo del mese di maggio, e in particolare le gravi alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna, hanno avuto effetti avversi anche a livello nazionale su alcuni settori e su specifiche produzioni risultate compromesse. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.
La flessione delle imprese agricole in Romagna risulta superiore a quella del 2022 e pressoché tutti i settori e le produzioni risultano compromessi. L’economia romagnolavale il 2,2% del Pilnazionale in termini di produzione e di contribuzione. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.
LE TENDENZE IN ROMAGNA, IN SINTESI
LE IMPRESE AGRICOLE – Al 30.09.2023 la Romagna (RA, FC, RN) conta un totale di 104.723 imprese attive complessive (meno 1.628, in percentuale -1,5% annuo;+0,9% nel 2022 sul 2021) e il calo complessivo è maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%). Le imprese agricole attive sono 14.618 (meno 470 unità, in percentuale -3,1% annuo; -1,2% nel 2022 sul 2021): la flessione risulta superiore a quella del 2022, con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili. Le imprese agricole femminili sono 2.666 (meno 111 unità, in percentuale -4,0% annuo;-1,8% nel 2022 sul 2021); le imprese agricole giovanili sono 535 (meno 19 unità, in percentuale – 3,4% annuo; -3,5% nel 2022 sul 2021). Nel 2022 gli occupati totali in agricolturasono risultati 24.783 (5,0% del totale, 5,1% nel 2021).
FRUTTICOLO – Anno drammatico per la frutta romagnola. Le percentuali di perdite per la maggior parte delle colture si equivalgono a quelle del 2020, uno degli anni più nefasti per il comparto, ma per alcune il 2023 è anche peggio. Oltre poi alle perdite di produzione e ai mancati incassi relativi, nel 2023 pesano i danni a impianti, strutture, attrezzature e mezzi.
In particolare dal 2020 le colture non hanno più raggiunto il loro potenziale produttivo medio. Nel 2023 il calo produttivomedio è drastico anche perché, anche a causa dei noti eventi meteo, interessa praticamente tutte le colture: actinidia (-40% e oltre), albicocco (-26%), fragola (-34,6%), pero (-60%), pesco (-45%), nettarina (-44%); ciliegio (-73%), melo (-7%), susino (-43%). Anche per castagno, nocciolo, noce, kaki rese medie dimezzate e scarsa produzione (-50% e oltre).
Superfici coltivatein calo in Romagna del -11% per il pesco; -6,5% per la nettarina; -4% per il susino; -3% per albicocco, ciliegio, pero; -2% per melo e actinidia. In merito ai prezzi all’origine là dove anche si prevedono andamenti leggermente migliori rispetto al 2022 il problema è dato dalla carenza o mancanza di prodotto.
OLIVICOLTURA – Fra le peggiori annate dell’ultimo decennio,per l’olivo l’attesa è di una campagna con il 70% di prodotto in meno in Romagna in linea con le previsioni a livello regionale. Complessivamente nei tre areali romagnoli (Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna) la resa media è stimata in meno di un terzo del 2022, è il dato più basso dal 2018 ad oggi: 7,6q.li/haa fronte dei 23 del 2022. Circa 25mila quintali di olive raccolte a fronte delle oltre 77mila del 2022. Le aspettative della resa in olio sono attese nella media. Per le olive Dop la previsione è di una raccolta in calo del 50% sul 2022, con resa nella media. I kg di olio Dop delle tre province complessivamente dovrebbero essere circa 8.500 (4mila per la parte ravennate e 4.500 per le Forlì-Cesena/Rimini).
VITIVINICOLO – Per l’uva da vino, complessivamente in Romagna gli ettari coltivati e in produzione aumentano leggermente (0,5%) a causa di un incremento di superfici nel ravennate coltivate (145 ettari) e in produzione (132 ettari) sul 2022. La produzione media in Romagna in quintali di uva scende del 2% circa; -1,4% nel ravennate; -4,16% Forlì-Cesena; -3,21% Rimini. Gli ettolitri in Romagna calano del 2,6%; -1,5 Ravenna; circa -8% Forlì-Cesena; -2% Rimini.
Rispetto alle superfici coltivate che risultano dai dati, si stima che i vigneti colpiti dalle alluvioni e dalle frane di maggio coprano una superficie di circa 800 ettari. A questi si aggiungono i vigneti abbattuti dalla tromba d’aria, in particolare nella zona di Alfonsine (Ravenna), oltre 60 ettari e quelli colpiti dalle grandinate e dall’aggressività di alcune malattie, dalla flavescenza dorata alla peronospora.
COLTURE ERBACEE – Per il cerealicolo in Romagna le superfici complessivamente calano rispetto al 2022 per grano tenero (-2%)e mais (-21%). Aumenta rispetto al 2022 la superficie del grano duro (+8%), dell’orzo (+6%) e del sorgo (+0,7%).
Rese medie tutte con diminuzioni importanti rispetto al 2022 (tranne il sorgo da granella nel ravennate e nel riminese): -30% per il tenero (43 q/ha) e per il duro (35 q/ha); -22% per l’orzo. Per il mais la resa e la produzione rispetto al 2022 è migliore, ma questo cereale fu duramente colpito nel 2022 dalla siccità, anno in cui dimezzò la produzione quindi il dato 2023 è da relativizzare con gli andamenti precedenti.
Nelle industriali, per l’erba medica si conferma un calo di superfici seminate in Romagna con diminuzione di ettari a Ravenna e Forlì-Cesena, con una resa romagnola in aumento trainata dal riminese, mentre nel ravennate e forlivese-cesenate, aree maggiormente colpite dalle alluvioni e dalle frane, la resa è diminuita. È nel ravennate che l’andamento della coltura è stato maggiormente condizionato passando dagli intensi fenomeni piovosi di maggio ad un arresto delle precipitazioni fino a inizio ottobre.
20% in meno di superficie seminata anche per la barbabietola da zucchero. Il 2023 è poi un anno molto particolare: circa 50 ettari sono andati distrutti e circa 450 ettari sono stati allagati a causa degli eventi meteo estremi di maggio. Quanto e per che periodo i campi sono stati allagati sono variabili che hanno determinato differenze nei risultati: buone le rese nelle aree non allagate, produzioni discrete in quelle sommerse per pochi giorni. La resa romagnola media per la produzione di saccarosio è di circa 7,5 ton/ha.
Annata deludente per gli effetti del meteo anche per le colture da seme, con ettari cancellati da alluvioni e frane.
Per le orticole in campo, pur nella vastità delle differenziazioni, riduzioni di rese medie: la cipolla, ad esempio, con superfici seminate in Romagna in crescita rispetto al 2023 vede una produzione che in particolare nel ravennate ha avuto un calo del 40% (non disponibili la rese di FC al momento della chiusura del report); patate, con resa media -31% e anche meno superficie seminata; pomodori da industria, conmaggiore superficie seminata in Romagna ma rese penalizzate dal meteo: nel solo ravennate il calo è del 41% (FC non disponibile, RN stabile in leggero aumento).Per le orticole in serra calo produttivo medio di circa il 20%. Prezzi molto variabili e andamento dei consumiin difficoltà.
ZOOTECNIA – Anche per il comparto zootecnico l’andamento del 2023 è stato drammaticamente condizionato dagli eventi atmosferici di maggio. Gli allagamenti hanno causato la perdita di strutture e la morte di centinaia di capi, soprattutto fra suini e avicoli. A questa situazione già estremamentecritica, che coinvolge tutti i comparti zootecnici, si aggiungono i costi di produzione molto elevati dovuti al notevole aumento dei rincari energetici e delle materie prime.Ilnumero di allevamenti di bovini da carne risulta in calo in tutte e tre le province rispetto al 2022, con una diminuzione più marcata nel ravennate (-10%). Forlì-Cesena resta la provincia con il maggior numero di capi, che scendono comunque del 9%. Circa i bovini da latte, i capi calano drasticamente in provincia di Forlì-Cesena (-16%) e Rimini (-14%). Ravenna detiene il maggior numero di capi, in leggero aumento.
L’andamento di numero di allevamenti e capi suini mostra le maggiori variazioni in provincia di Forlì-Cesena, dove entrambi risultano in calo a settembre 2023 secondo l’osservatorio Araer. Per quanto riguarda i conigli le uniche unità produttive sono presenti in provincia di Forlì-Cesena con 30 allevamenti e in provincia di Ravenna con 13. Anno difficilissimo anche per l’apicoltura romagnola con produzioni primaverili pressoché azzerate e perdite di migliaia di alveari. Dalla seconda metà di giugno in poi lo stabilizzarsi delle condizioni meteorologiche ha finalmente permesso una graduale ripresa delle produzioni con rese medie dai 16 ai 20 kg/alveare.
BIOLOGICO – Per distribuzione di imprese biologiche in regione la provincia di Forlì-Cesena è al secondo posto con 1.039 imprese. Quasi un’azienda agricola biologica su due conduce anche un allevamento e nel 50% dei casi si tratta di un allevamento biologico (954 su 2049); le province che si contendono il primato per la maggiore vocazione zootecnica biologica sono Piacenza e Forlì-Cesena. La superficie agricola condotta con il metodo biologico in Emilia-Romagna rappresenta circa 19% della SAU regionale e spicca la maggiore consistenza dei seminativi (sono il doppio rispetto alla media italiana) e la minor incidenza dei prati e pascoli. Per Sau bio la provincia di Forlì Cesena è al quarto posto.
Il report completo con le previsioni e le stime del 2023 e il raffronto con i dati dal 2022 al 2018 sia per le singole province analizzate, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sia per l’areale Romagna, è disponibile nel sito di Cia Romagna, sezione “annata agraria”: https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-2023-volume-completo/
Avvertenza lettura dati: le stime relative alle superfici si riferiscono alla situazione del piantato/seminato per la campagna dell’annata agraria 2022-2023.
Il report sull’Annata Agraria è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono di una preziosa rete di agricoltori, cooperative, consorzi,enti,esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici. Questa rete si è consolidata negli anni e i ringraziamenti di Cia Romagna e dei curatori del volume vanno a tutte le persone che dedicano una parte del loro tempo anche per contribuire alla realizzazione di questo lavoro.
La giornata di presentazione dell’Annata Agraria di Cia Romagna nel 2023 è stata articolata in più parti: dopo l’illustrazione dei dati sull’andamento della demografia delle imprese e sulle tendenze delle colture si è svolta la tavola rotonda sul tema “Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola” alla quale hanno partecipato: Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati; Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Emilia-Romagna; Pierluigi Randi, Presidente Ampro (Associazione Meteorologi Italiani)eConsulente Tecnico Agenzia ItaliaMeteo; Stefano Francia, Presidente Cia – Agricoltori Italiani Emilia Romagna; Maurizio Scaccia, Direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. È stata moderata dalla giornalista Sabrina Sgalaberna.
In conclusione è stato dedicato un momento ai riconoscimenti per la solidarietà ricevuta dagli agricoltori associati Cia da colleghi di altre Cia d’Italia in occasione delle alluvioni del maggio 2023. I lavori della giornata sono stati condotti da Lorenzo Falcioni, vicepresidente di Cia Romagna. Hanno portato i loro saluti il Prefetto di Ravenna Castrese De Rosa e la Sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni. Danilo Misirocchi, Presidente di Cia Romagna è intervenuto nel passaggio fra la presentazione degli andamenti e la tavola rotonda.
Dal Trentino alla Sicilia l’abbraccio alla Romagna delle Cia e degli agricoltori di ogni parte d’Italia
Il momento conclusivo della presentazione dell’Annata Agraria 2023 di Cia Romagna, che si è svolta venerdì 24 novembre, è stato dedicato ai riconoscimenti per la solidarietà ricevuta dagli agricoltori in occasione delle alluvioni del maggio 2023. Il tutto si è svolto al Teatro “Goldoni” di Bagnacavallo (Ra), uno dei comuni della Romagna colpito a maggio da due alluvioni nel giro di quindici giorni.
Forte l’emozione per tutti i presenti: sul palco si è fisicamente materializzato il grande abbraccio che le Cia e gli agricoltori associati Cia di ogni parte d’Italia, da Nord a Sud, dal Trentino alla Sicilia, hanno riservato agli agricoltori Cia della Romagna per affrontare le conseguenze degli eventi calamitosi. Grande il supporto e gli aiuti verso le aziende in difficoltà.
La pergamena firmata e consegnata dalla direttrice e dal presidente di Cia Romagna, Alessia Buccheri e Danilo Misirocchi, recita così: “Immensa è la gratitudine di Cia Romagna e degli agricoltori che rappresentiamo per la vicinanza che ci avete dimostrato. Le frane e le alluvioni del maggio 2023 rimarranno dentro di noi, ma insieme al prezioso ricordo della vostra solidarietà, per noi di grande conforto”.
La grande forza di Cia è quella di saper fare rete con tutto il territorio nazionale con tempismo e concretezza.
Cia Romagna ha poi voluto esprimere pubblicamente la solidarietà alle Cia, agli agricoltori e alla popolazione della Toscana a loro volta colpiti dall’alluvione a inizio novembre.
I saluti finali di Lorenzo Falcioni, vicepresidente di Cia Romagna che ha coordinato l’evento, sono stati dedicati anche a una riflessione per la giornata contro la violenza sulle donne, con la poesia “A tutte le donne” di Alda Merini.
Il riconoscimento di Cia Romagna è andato a:
CIA TRENTINO Presidente CALOVI Paolo
AGIA TRENTINO Presidente CHISTE’ Alessio
CIA VENETO Vicepresidente e CIA PADOVA Presidente TRIVELLATO Luca
CIA VICENZA Presidente BRESSAN Antonio
CIA TREVISO Presidente FALETTI Salvatore
Soci CIA VENETO DENGO Adriano , CHIARELLO Fabio
CIA TOSCANA CENTRO Presidente ORLANDINI Sandro
CIA TOSCANA CENTRO Direttore Lapo Baldini
ANP TOSCANA CENTRO Vicepresidente Giuseppe Ferrara
CIA ETRURIA Direttore Cavallini Mauro
CIA IMPERIA Presidente CATTANEO Mariangela
CIA IMPERIA Vicepresidente Roberto Rota
CIA LIGURIA Presidente ROGGERONE Stefano
CIA ABRUZZO e CIA CHIETI PESCARA Direttore NOZZI Mariano
CIA AQUILA TERAMO Presidente BATTAGLIA Roberto
CIA AQUILA TERAMO Direttore DI MARCO Donato
CIA ALESSANDRIA e per conto del Partito Democratico di Fubine Monferrato (AL) Dirigente Longo Mauro Antonio
CIA EMILIA-ROMAGNA Presidente Stefano Francia
ANP EMILIA-ROMAGNA Presidente Pierino Liverani
ANP ROMAGNA Presidente Signani Wiliam
AGIA EMILIA-ROMAGNA Presidente Martina Codeluppi
AGIA ROMAGNA Coordinatore Matteo Pagliarani
CIA REGGIO EMILIA Presidente Lorenzo Catellani
Antenore Cervi
ANGA E-R (Confagricoltura) Vicepresidente Bosi Luigi
ANGA Ravenna (Confagricoltura) Presidente Abbondanza Matteo
INAC NAZIONALE Presidente Mastrocinque Alessandro
CIA NAZIONALE Direttore Scaccia Maurizio
CAF CIA S.R.L. NAZIONALE
CIA PIEMONTE
CIA AGRICOLTORI DELLE ALPI
CIA ALESSANDRIA
CIA CUNEO
I DIPENDENTI DELLA CIA CUNEO
CIA BELLUNO
CIA ROVIGO
CIA VENEZIA
CIA VERONA
Soci CIA VENETO
Malachin Fabio
Chiarello Angela
Dengo Adriano
Saccon Anna
Peron Luigi
Ponzio Pierluigi
Rigoni Andrea
Bressan Antonio
Soc. Agricola Bettin ss di Bettin Nicola
Graziotto Gianluca
Tonon Renata
Salvadori Elio
F.lli Grosso di Grosso Achille & C.
SOCIETA’ AGRICOLA VECCHIATO MATTEO E GIUSEPPE S.S.
COMAZZETTO ANDREA
Soci CIA REGGIO EMILIA
Az. Agr. Catellani Franco di Reggio Emilia
Soc. Agr. Carlini S.S. di Gualtieri (RE)
Fattoria di Alex di Quattro Castella (RE)
Soc. Agr Dall’Aglio Matricola 222 di Gattatico (RE)
Ferretti Foraggi S.r.l di Reggio Emilia
Az. Agr F.lli Rivi di Rivi Roberto Scandiano (RE)
Az. Agr. Biggi Roberto di Poviglio (RE)
Az. Agr. Riccò Ermes ed Eros di Correggio (RE)
CIA LOMBARDIA CENTRO
CIA SYSTEM S.R.L.
PATRONATO INAC PROVINCIALE DI MILANO
CIA ALTA LOMBARDIA
SOCIA CIA ALESSANDRIA
AZ. AGR. Cascina Montagnola – Donatella Giannotti
CIA TOSCANA NORD
CIA TOSCANA
CIA SIENA
CIA GROSSETO
CIA ETRURIA
SOCIA CIA TOSCANA CENTRO
Luigina D’Ercole socia Cia e rappresentante del Consorzio della Cipolla di Certaldo (FI)
La giornata di presentazione dell’Annata Agraria di Cia Romagna nel 2023 è articolata in più parti: l’illustrazione dei dati sull’andamento della demografia delle imprese e sulle tendenze delle colture; la tavola rotonda e un momento dedicato ai riconoscimenti per la solidarietà ricevuta dagli agricoltori associati Cia da colleghi di altre Cia d’Italia in occasione delle alluvioni del maggio 2023.
L’illustrazione dei dati sarà presentata dal Direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri e dal Responsabile del Servizio tecnico fondiario e credito di Cia Romagna Marco Paolini.
Il tema dell’Annata Agraria del 2023, “Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola”, è l’argomento al centro dell’approfondimento della tavola rotonda alla quale partecipano: Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati; Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Emilia-Romagna; Pierluigi Randi, Presidente Ampro (Associazione Meteorologi Italiani)eConsulente Tecnico Agenzia ItaliaMeteo; Stefano Francia, Presidente Cia – Agricoltori Italiani Emilia Romagna; Maurizio Scaccia, Direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Modera la giornalista Sabrina Sgalaberna.
I lavori si svolgeranno al Teatro Goldoni di Bagnacavallo e inizieranno alle ore 16: saranno aperti e condotti da Lorenzo Falcioni, Vicepresidente di Cia – Agricoltori Italiani Romagna. Seguiranno i saluti delle autorità: del Prefetto di Ravenna Castrese De Rosa e della Sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni. L’intervento di passaggio dalla presentazione degli andamenti 2023 alla Tavola rotonda è affidato al Presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi. L’evento sarà anche in streaming sul canale YouTube di Cia Romagna.
Il report sull’Annata Agraria è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono di una preziosa rete di agricoltori, cooperative, consorzi, enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici. Questa rete si è consolidata negli anni e i ringraziamenti di Cia Romagna e dei curatori del volume vanno a tutte le persone che dedicano una parte del loro tempo anche per contribuire alla realizzazione di questo lavoro.
Questa mattina la manifestazione di Cia-Agricoltori italiani, con la delegazione di 120 soci di Cia Romagna fra i 2000 in piazza
C’erano anche 120 associati di Cia Romagna fra gli oltre duemila agricoltori questa mattina a Roma per dire “Non toglieteci il futuro”. Oggi la manifestazione nazionale di Cia-Agricoltori italiani ha riempito piazza Santi Apostoli e le vie del centro con tantissimi produttori e allevatori arrivati da tutt’Italia con cartelli e bandiere verdi per protestare contro una crisi che, dal campo alla tavola, sta portando i prezzi alle stelle e rendendo gli agricoltori più poveri. Per Cia, i conti non tornano e serve subito quel piano agricolo nazionale sempre annunciato e mai realizzato, che rimetta al centro l’impresa e il suo reddito.
“Noi non siamo il problema, ma la soluzione! – ha ripetuto più volte dal palco il presidente nazionale, Cristiano Fini, rivendicando con forza il ruolo chiave del settore, anche nella transizione green -. A dispetto di tutte le fake news,gli agricoltori non inquinano, rispettano da anni gli impegni ambientali anche mettendo a rischio i loro profitti; producono energie alternative e non sprecano acqua, ma la usano per produrre cibo di qualità. Senza agricoltura, il Made in Italy non può esistere e la sicurezza alimentare non ha garanzie; non c’è presidio del territorio e custodia del paesaggio, anche contro il dissesto idrogeologico; le aree interne si spopolano ed economia e società non sopravvivono. Abbiamo, dunque, buoni motivi per reclamare più attenzioneper le nostre aziende agricole. Deve rimetterle al centro l’Italia così come l’Europa, che dovrebbe stare dalla nostra parte, invece di continuare a imporre norme e regolamenti dall’alto”.
LE PROPOSTE DI CIA – Ѐ ora di risolvere i problemi e rispettare le aspettative del settore. Iniziando proprio dal garantire il giusto reddito agli agricoltori lungo la filiera, redistribuendo a monte una quota degli aumenti sulla tavola per creare un sistema più equilibrato; aggiornando la normativa sulle pratiche sleali certificando i costi di produzione agricola per assicurare prezzi dignitosi; riducendo le forme di finanziarizzazione legate alla produzione di materie prime. D’altra parte, senza reddito e cibo, la sovranità alimentare resta uno slogan. Ma non è tutto. Bisogna favorire l’aggregazione aziendale e incentivare la crescita delle Pmi, anche con una revisione degli strumenti di accesso alla terra e una legge sul ricambio generazionale, che vuol dire dall’altro lato agevolare l’uscita dal settore con una riforma strutturale per innalzare le pensioni minime agricole. Sul fronte manodopera, le difficoltà di reperimento richiedono procedure più semplici e flessibili, mentre sul caro-energia, Cia dice basta ad accise e Iva sui carburanti. Calamità naturali e crisi fitosanitarie, invece, sollecitano la riforma del sistema delle assicurazioni, nazionale e Ue, tanto più che oggi gli strumenti a disposizione coprono in media meno del 3% dei danni reali e i risarcimenti arrivano in estremo ritardo. Monta la protesta anche sulla fauna selvatica: gestione e ripristino dell’equilibrio sono le parole d’ordine, da tradursi subito in fatti. Infine, obiettivo aree rurali, dove per frenare l’abbandono serve riportare sui territori i servizi alle imprese e alla persona, mettere in sicurezza le infrastrutture e incentivare la digitalizzazione.
I NUMERI DELLA CRISI –Nessun settore agricolo è indenne dalla crisi ormai diffusa e generalizzata, tra emergenze geopolitiche, climatiche e fitosanitarie. L’ortofrutta è in ginocchio, con un taglio del 40% della produzione dopo la siccità record del 2022, le gelate e soprattutto gli effetti delle alluvioni di maggio. Il vino Made in Italy ha perso in media il 12% quest’anno, a causa degli attacchi distruttivi di peronospora, perdendo il primato mondiale a favore della Francia. Anche la zootecnia è in sofferenza, con un 2023 inaugurato dal calo del 30% della produzione di carne bovina e continuato con il proliferare della peste suina, che rischia di distruggere un comparto da 11 miliardi. E mentre i listini dei cereali sono in caduta libera (-40%), il carrello della spesa si fa più pesante con l’inflazione, esplodendo il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati. Oggi un produttore prende 35 centesimi per un chilo di grano duro, mentre un pacco di pasta costa 2,08 euro, con un aumento del 494% dal campo alla tavola. Stessa dinamica sul latte: all’allevatore vanno 52 centesimi al litro, ma il consumatore per comprarlo spende 1,80 euro (+246%). Vale anche su frutta e verdura: i pomodori passano da 1,13 euro al chilo all’origine a 3,73 euro al consumo (+230%); le mele da 50 centesimi a 2,43 euro al chilo (+386%); le pere da 1,64 a 3,55 euro al chilo (+116%); persino la zucca di Halloween, da 65 centesimi a 2,76 euro (+325%). Il risultato è un calo del 60% del reddito netto delle imprese agricole, che fanno sempre più fatica a coprire i costi di produzione in continua ascesa (+16mila euro nell’ultimo anno per azienda).
Obiettivo rivendicare la centralità dell’impresa agricola e del redditoe sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della perdita di un settore strategico per il territorio e per tutto il Paese
Saranno circa 120 gli agricoltori associati a Cia Romagna domani a Roma per la mobilitazione nazionale indetta da Cia-Agricoltori italiani per rivendicare la centralità dell’impresa agricola e del suo reddito. “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri” è lo slogan della manifestazione che si terrà in piazza Santi Apostoli. I produttori provenienti da tutta Italia vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica affinché venga tutelato il futuro delle imprese agricole di fronte alle grandi emergenze e alle sfide globali che toccano il settore primario e il Paese intero.
Particolare attenzione da parte delle imprese romagnole al declino dell’ortofrutta, che in Emilia-Romagna rappresenta una voce di bilancio importante per tutta la filiera. Il segno negativo riguarda tutte le specie frutticole, con cali nelle superfici impressionanti: nell’arco di 12 mesi (2022- 2023) ci sono flessioni che toccano l’8% nel caso del pero e il 5% nel melo.
Nel caso della coltura della pera, fiore all’occhiello della frutticoltura emiliano-romagnola, siamo passati da 16.000 ettari dello scorso anno a poco più di 14.700. Non sono da meno pesche e nettarine che segnano rispettivamente un meno 6% e – 5% (lasciando ‘sul campo’ più di 300 ettari ciascuna specie), una tendenza preoccupante che dimostra la disaffezione dei frutticoltori a causa delle avversità climatiche, il calo dei prezzi e le crescenti patologie.
E’ così che susine, albicocche e kiwi perdono posizione e contribuiscono a far scemare un settore che crea un indotto importante, dalle aziende di trasformazione alle imprese che offrono mezzi tecnici e innovativi per la lavorazione e la trasformazione dell’ortofrutta.
Conseguenza di queste flessioni, un drastico calo produttivo che quest’anno è stato accentuato dalle avversità meteo, a partire dalle gelate primaverili fino all’alluvione in Romagna: in testa a questa nefasta classifica la produzione di pere, con perdite medie del 70% rispetto al 2022, a cui seguono pesche, nettarine e ciliegie (-60%), albicocche -35%. Perdono terreno in volumi raccolti anche il Kiwi (-21%) e la susina (-43%) e la mela (-16%).
Riguardo alle ortive ci sono segnali preoccupanti anche per le patate: in un anno flettono del 12% le superfici investite a questo tubero che non arrivano a 4000 ettari. Anche in questo caso clima e soprattutto attacchi da parassiti hanno determinato una riduzione produttiva del 21%.
L’abbandono di colture importanti che creano un indotto rilevante in tutta la regione significa non solo rischiare la perdita di un settore strategico per tutto il Paese e mettere a repentaglio una filiera composta da tanti attori, ma anche arrivare a dipendere da importazioni di derrate da altre nazioni che non hanno i nostri parametri qualitativi e sanitari.
Il Tavolo dell’ortofrutta si farà. Anche Cia Romagna registra con piacere che a seguito della richiesta di Cia il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha convocato il tavolo il 24 ottobre, che presenzierà. “Porteremo al Tavolo le nostre istanze, già raccolte in dieci punti che lanceremo poi nel corso di una manifestazione a Roma il 26 ottobre – precisa il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi -. Ai problemi strutturali del settore con cui facciamo i conti da tempo, in particolare con pesche e nettarine, si sono aggiunte le calamità degli ultimi anni con gelate, alluvioni e trombe d’aria. Questo sta mettendo a rischio tutta la filiera romagnola col pericolo di accelerare un disinvestimento già in atto che può portare all’abbandono quasi totale della frutticoltura romagnola con riflessi notevoli sull’economia, primo perché è un settore che esporta, ma anche per l’indotto che muove. Rischiamo danni irreparabili”.
Il 2023 è un anno estremamente pesante per il settore agricolo e per il comparto che impiega in regione oltre 25 mila imprese ortofrutticole su un totale di oltre 53.000 operanti sul territorio e che crea i 1,2 miliardi in termini di produzione lorda vendibile. “Mai come quest’anno l’ortofrutta ha subito conseguenze così disastrose con perdite ingenti, dovute ad eventi climatici: si stimano riduzioni di rese importanti di oltre il 60% con picchi del 90”, specifica il presidente di Cia Emilia Romagna Stefano Francia.
“Cosa fare? Occorre intervenire con misure straordinarie a garanzia di un comparto strategico per la nostra regione e per il Paese – osservano ancora i presidenti Cia Misirocchi e Francia – partendo dalla delimitazione dell’area colpita dagli eventi primaverili e attivare il decreto legislativo 102/04 a parziale compensazione dei danni subiti. In accordo con il presidente Cia nazionale abbiamo infatti inviato una lettera indirizzata al ministro Lollobrigida e chiesto che venga riconosciuto il carattere di eccezionalità di catastrofi. Inoltre venerdì scorso, in occasione di un evento promosso dai nostri giovani agricoltori è intervenuto il Sottosegretario di Stato, Luigi D’Eramo, al quale abbiamo consegnato un documento in dieci punti con le strategie da adottare per uscire da questa fase di stallo”.
Secondo Cia, con risorse derivanti dall’Ue vanno messi in campo tutti gli strumenti di difesa attiva e passiva indispensabili a prevenire i disastrosi effetti del gelo. “Inoltre – proseguono Francia e Misirocchi – va riorganizzata la filiera garantendo ai produttori la necessaria remunerazione del lavoro. Infine va rilanciata l’attività di ricerca. L’assenza di interventi tempestivi rischia di determinare un ridimensionamento del comparto con estirpi e cessazione di attività dove i soggetti più fragili, piccole e medie imprese, giovani agricoltori ed agricoltrici sarebbero costretti a chiudere i battenti”.
Per questo motivo Cia annuncia diverse iniziative – mobilitazione nazionale del 26 ottobre a Roma compresa – per cercare di arginare questo crollo del settore: sarà un impegno politico a tutti i livelli ed anche uno sforzo di divulgazione e comunicazione delle misure da mettere in atto.
SUBITO MISURE STRAORDINARIE PER SALVARE IL SETTORE ORTOFRUTTICOLO
CIA AGRICOLTORI ITALIANI CHIEDE:
1) di prevedere nella delimitazione dell’area colpita dagli eventi primaverili di aprile e maggio attraverso l’attivazione del decreto legislativo 102/04 a parziale compensazione dei danni subiti;
2) proroga delle rate di credito agrario di esercizio e di miglioramento attuando le medesime procedure già sperimentate nel corso dell’emergenza COVID;
3) destinare risorse per finanziare la “cambiale agraria” Ismea per assicurare liquidità alle imprese agricole colpite da gelo ed alluvioni anche attraverso il coinvolgimento dei confidi regionali;
4) finanziare, attraverso le risorse della programmazione comunitaria, tutti gli strumenti di difesa attiva indispensabili a prevenire i disastrosi effetti del gelo;
5) permettere, utilizzando le risorse OCM ed i piani operativi, la conversione varietale degli impianti che sia siano dimostrati improduttivi;
6) riorganizzare la filiera garantendo ai produttori la necessaria remunerazione del lavoro e terminare l’iter per la definizione di un catasto ortofrutticolo nazionale;
7) ricostituzione della dotazione per gli interventi compensativi per siccità dal 01/06/2022 al 30/09/2022 ridotta del 50% a seguito dei tragici eventi che hanno colpito l’Emilia- Romagna nel mese di maggio;
8) la drastica riduzione dei principi attivi ha compromesso l’efficacia delle strategie di difesa in campo. Questo, combinato a fattori ambientali avversi, ha determinato una significativa riduzione della capacità produttiva degli impianti. Occorre quindi rilanciare le attività di ricerca e impedire che l’Europa compia la scelta ideologica di un dimezzamento delle molecole attive in assenza di alternative tecniche adeguate;
9) sostenere il sistema assicurativo per garantire una efficace difesa delle produzioni;
10) l’esonero parziale dal pagamento dei contributi propri e dei lavoratori dipendenti sia per le aziende agricole che per le società o cooperative che svolgono o hanno svolto attività agricola nei successivi 12 mesi dal verificarsi dall’evento calamitoso come disposto dall’art. 8 del D.Lgs. 102/2004 poi modificato con D.Lgs. 82/2008.
“Ai problemi strutturali del settore con cui facciamo i conti da tempo, in particolare con pesche e nettarine, si sono aggiunte le calamità degli ultimi anni con gelate, alluvioni e trombe d’aria. Questo sta mettendo a rischio tutta la filiera romagnola col pericolo di accelerare un disinvestimento già in atto che può portare all’abbandono quasi totale della frutticoltura romagnola con riflessi notevoli sull’economia, primo perché è un settore che esporta ma anche per l’indotto che muove. Rischiamo danni irreparabili”. Questo il commento del Presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi, riferendosi al comparto che impiega in regione oltre 25 mila imprese ortofrutticole su un totale di oltre 53.000 che operano sul territorio e che crea i 1,2 miliardi in termini di produzione lorda vendibile.
Gli eventi atmosferici che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel corso della primavera sono senza dubbio da considerarsi straordinari, basti pensare che, in pochi giorni, è caduta la pioggia di 8 mesi che ha rappresentato il record di precipitazioni storiche su tutte le aree a vocazione frutticola della regione. Va puntualizzato che la furia delle acque si è abbattuta su un areale geografico la cui capacità produttiva era già stata irrimediabilmente compromessa dalle gelate tardive di inizio aprile. Questi fenomeni hanno avuto il loro culmine, drammatico, a metà del mese di maggio e la loro intensità, ripetitività e concentrazione ha causato danni economici, pesanti, all’intera filiera. Le piogge e le gelate hanno compromesso, in maniera generalizzata, le produzioni ortofrutticole in modo assolutamente irrimediabile: si stimano riduzioni di rese importanti (oltre il 60% con picchi del 90%) e parametrici commerciali stimati sotto media (con conseguente pesante deprezzamento della produzione). La profonda crisi che attraversa il settore primario e la riduzione dei sostegni rischia di generare nel breve periodo premi assicurativi insostenibili per molte aziende agricole. Questa situazione testimonia la necessità urgente di intervenire attivando misure straordinarie a garanzia di un comparto strategico per la nostra regione e per il Paese. Per questo motivo si chiede: 1) di prevedere nella delimitazione dell’area colpita dagli eventi primaverili di aprile e maggio attraverso l’attivazione del decreto legislativo 102/04 a parziale compensazione dei danni subiti; 2) proroga delle rate di credito agrario di esercizio e di miglioramento attuando le medesime procedure già sperimentate nel corso dell’emergenza COVID; 3) destinare risorse per finanziare la “cambiale agraria” Ismea per assicurare liquidità alle imprese agricole colpite da gelo ed alluvioni anche attraverso il coinvolgimento dei confidi regionali; 4) finanziare, attraverso le risorse della programmazione comunitaria, tutti gli strumenti di difesa attiva indispensabili a prevenire i disastrosi effetti del gelo; 5) permettere, utilizzando le risorse OCM ed i piani operativi, la conversione varietale degli impianti che sia siano dimostrati improduttivi; 6) riorganizzare la filiera garantendo ai produttori la necessaria remunerazione del lavoro e terminare l’iter per la definizione di un catasto ortofrutticolo nazionale; 7) ricostituzione della dotazione per gli interventi compensativi per siccità dal 01/06/2022 al 30/09/2022 ridotta del 50% a seguito dei tragici eventi che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel mese di maggio; 8) la drastica riduzione dei principi attivi ha compromesso l’efficacia delle strategie di difesa in campo. Questo, combinato a fattori ambientali avversi, ha determinato una significativa riduzione della capacità produttiva degli impianti. Occorre quindi rilanciare le attività di ricerca e impedire che l’Europa compia la scelta ideologica di un dimezzamento delle molecole attive in assenza di alternative tecniche adeguate; 9) sostenere il sistema assicurativo per garantire una efficace difesa delle produzioni; 10) l’esonero parziale dal pagamento dei contributi propri e dei lavoratori dipendenti sia per le aziende agricole che per le società o cooperative che svolgono o hanno svolto attività agricola nei successivi 12 mesi dal verificarsi dall’evento calamitoso come disposto dall’art. 8 del D.Lgs. 102/2004 poi modificato con D.Lgs. 82/2008. Pur consapevoli della complicata congiuntura economica del paese è evidente che a causa di numerosi “flagelli” che si sono abbattuti sul comparto ortofrutticolo l’assenza di interventi tempestivi rischia di determinare una rapida e profonda riorganizzazione del comparto con estirpi e cessazione di attività che si susseguono, da anni, senza sosta. Dispiace inoltre rilevare come i soggetti più fragili, piccole e medie imprese, giovani agricoltori ed agricoltrici siano coloro che più di ogni altro rischiano di cessare anzitempo la propria attività senza considerare i danni irreparabili che una riduzione delle superfici cagionerebbe all’indotto lavorativo e alla forza competitiva dell’ortofrutta italiana.
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Mentre i territori colpiti dalle alluvionui restano in attesa delle risorse e degli interventi annunciati dal Governo, non si ferma la solidarietà fra gli agricoltori associati Cia.
Dopo i gesti di generosità e solidarietà compiuti da Cia Veneto e Cia Reggio Emilia, che nei mesi scorsi hanno donato fieno e paglia alle aziende zootecniche, fra fine agosto e inizio settembre un camion carico di fieno proveniente dalla Cia di Vicenza ha fatto il suo ingresso a Casola Valsenio e altri camion sono arrivati a Mercato Saraceno con decine di balle di fieno donate dalla Cia di Trento. Non si tratta solo di un supporto fondamentale per l’alimentazione del bestiame, ma anche di un importante sentimento di vicinanza nei confronti degli allevatori delle aree colpite da frane e alluvioni.
La Cia di Vicenza è stata accolta per Cia Romagna da Stefania Malavolti, presidente del direttivo Cia Romagna della zona di Faenza e coordinatrice Donne in Campo Romagna. Ad attendere la donazione della Cia di Trento era presente Matteo Pagliarani, vicepresidente di Cia Romagna e coordinatore Agia-Cia Romagna. In Appennino a causa delle innumerevoli frane alcune aziende sono ancora difficilmente accessibili. L’alluvione ha inoltre provocato una scarsità nella produzione di foraggio, a causa del ritardo negli sfalci e dei danni alle colture.
Cia Romagna sin dai primissimi giorni dopo le alluvioni si è adoperata per incrociare i bisogni degli agricoltori e degli allevatori con le numerose offerte di aiuto provenienti dalle Cia di diverse zone d’Italia. “Sono gesti che ci ricordano che, anche di fronte alle sfide, l’unità e la solidarietà possono portare a risultati importanti – commenta Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – e ringraziamo sinceramente le Cia che hanno donato il fienoper l’ impegno nel sostenere gli agricoltori romagnoli. Ora però abbiamo bisogno di risposte chiare e veloci dal Governo e dalla struttura commissariale: i nostri associati devono avere un orizzonte di certezze per decidere se investire come sarebbe necessario. Inoltre più passa il tempo, maggiormente si aggrava la crisi di liquidità delle aziende”. A fine agosto sono infatti terminate le sospensioni di alcuni pagamenti, mentre il 20 novembre è la scadenza del pagamento di tutte le imposte e tributi, visto che non sono state fatte le modifiche richieste in sede di conversione del decreto.
Per tutta l’estate Cia Romagna è stata sempre presente agli incontri per portare il proprio contributo, rappresentare la situazione in Romagna e portare ai confronti fra Commissario e istituzioni locali, regionali ed europee le istanze degli associati. “Tra le altre cose è emerso ancora una volta quanto siano lontane le esigenze pratiche delle aziende e le procedure burocratiche. Non possiamo perciò non manifestare le nostre preoccupazioni sul quanto e quando, ovvero sul tema delle risorse e degli interventi. A ormai quattro mesi dagli eventi non si conoscono le priorità e le modalità dell’azione commissariale”.
Fra i temi affrontati negli incontri Cia Romagna ha ribadito e ribadisce la necessità di garantire la manutenzione adeguata alle reti dei territori rurali; procedere con gli interventi di somma urgenza per ripristinare le strade di collegamento e le strade intra-poderali, evitando il rischio di uno spopolamento della montagna; ripristinare rapidamente le infrastrutture idriche e procedere con gli interventi per riparare e intervenire sui danni causati dalle frane. Si è inoltre nuovamente sottolineato il bisogno di fare chiarezza sulle responsabilità degli argini dei fiumi dalla sorgente fino alla via Emilia, in quanto l’interpretazione data fino ad ora non è ritenuta corretta dalle organizzazioni agricole e da questa interpretazione dipende chi e come si deve intervenire per completare le opere di ripristino e la gestione futura.
Il Tavolo unitario dell’imprenditoria della provincia di Ravenna, il 10 agosto 2023 ha trasmesso agli organi di informazione un comunicato stampa che fa il punto a tre mesi dai giorni drammatici delle piogge torrenziali che hanno colpito l’appennino romagnolo e alluvionato grandi parti del nostro territorio.
Dopo 3 mesi dall’alluvione in Romagna, che lo ricordiamo è entrata nel triste primato della terza peggiore catastrofe naturale a livello globale nel 2023, le imprese non solo non hanno ancora visto un euro del “100% di risarcimenti” previsti dagli annunci del Governo e ora dalla Legge n.100/2023, ma non ci sono neppure le indicazioni per fare le richieste, né direttive per le perizie asseverate.
Il Commissario, assunte le sue funzioni da pochi giorni, ha potuto fare solo dei sopralluoghi, certo importanti ma a 3 mesi dall’alluvione davvero non sufficienti.
Le imprese senza certezze non riescono a riprogrammare la ripartenza, a fine agosto terminano le sospensioni di alcuni pagamenti, mentre il 20 novembre dovranno pagarsi tutte le imposte e tributi, visto che non è stata fatta alcuna modifica in sede di conversione del decreto come richiesto anche dal documento unitario del Tavolo dell’imprenditoria, da varie forze politiche e associazioni.
Constatiamo, inoltre, con preoccupazione che Comuni e Provincie hanno esaurito le risorse per interventi di somma urgenza, spesso non riescono a pagare le imprese che hanno svolto i lavori e non riescono ad appaltare nuovi ed urgenti lavori di ripristino o messa in sicurezza non avendo copertura finanziaria. Questo sta rallentando o bloccando molti lavori di prima messa in sicurezza del territorio che diventa elemento fondamentale per la ripartenza, in particolare in vista dell’autunno e dell’inverno.
L’unico aiuto economico a fondo perduto che le imprese hanno potuto almeno richiedere è quello sul fondo della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna per un massimo di 7.000 euro/cad. al quale hanno contributo anche i Comuni della Provincia. Un’azione importante, certo, di primo soccorso ma non sufficiente ed ancora una volta promossa dagli enti locali, il che fa riflettere.
Il ritardo per le imprese e per i cittadini alluvionati della Romagna è diventato davvero intollerabile e per questo chiediamo un incontro urgente al Generale Figliuolo per conoscere le priorità e le modalità dell’azione commissariale a tre mesi dagli eventi, e in quali tempi si prevede di avviare la raccolta delle domande per la concessione dei contributi dei beni danneggiati delle imprese e dei cittadini.
Chiediamo, infine, con forza che l’esecutivo ritrovi il positivo spirito con cui ha affrontato i primi giorni dell’emergenza. Pur riconoscendo l’impegno, siamo a manifestare la necessità ad oggi di risorse immediate ed aiuti concreti alle imprese colpite, tempi certi, indicazioni operative per le perizie e le domande di risarcimento.
Le associazioni di categoria aderenti al tavolo dell’imprenditoria della provincia di Ravenna: Agci, Cia Romagna, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative Romagna, Confesercenti, Confimi Industria Romagna, Confindustria Romagna, Copagri e Legacoop Romagna.